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Guerra dei dazi, la Banca centrale cinese lascia cadere lo yuan per contrastare le tariffe

Guerra dei dazi, la Banca centrale cinese lascia cadere lo yuan per contrastare le tariffe
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Lo yuan, la valuta cinese, si è indebolito sul dollaro, scivolando a quota 7,31 (questi gli yuan necessari per “comprare” un dollaro, ndr) alla chiusura delle Borse di Shanghai e Shenzhen. Si tratta del valore più basso da gennaio, favorito dalla decisione della Banca centrale cinese di lasciar scivolare il cambio. Uno yuan più debole è infatti favorevole per le esportazioni poiché rende i prodotti cinesi meno costosi per chi li paga in dollari. Quella della People’s Bank of China è insomma un altro colpo sparato in quella che sta rapidamente diventando una guerra commerciale con gli Stati Uniti. Nell’ultima settimana lo yuan si è indebolito sul dollaro dell’1,2%.

Pechino ha chiarito di voler “combattere fino alla fine” con un’ulteriore escalation lo scontro con Washington, soprattutto dopo la minaccia di Trump di tariffe aggiuntive del 50% che porterebbero i dazi imposti ai prodotti cinesi intorno al 100%. La banca centrale cinese deve comunque procedere con cautela. Un brusco calo del cambio potrebbe anche favorire un deflusso dei capitali e mettere a rischio la stabilità finanziaria oltre a compromettere le possibilità di una trattativa con la Casa Bianca.

“La Cina sta consentendo una maggiore flessibilità di cambio estero come parte degli strumenti per alleviare la pressione sulla crescita in mezzo a forti aumenti tariffari”, ha detto all’agenzia Bloomberg Becky Liu , responsabile della strategia macroeconomica cinese per Standard Chartered Bank.

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