Ti ricordi… Branco Claudio, il terzino brasiliano che calciava con le tre dita e finì sulle cartoline di auguri dei genoani

A nominare cartoline o figurine oggi sembra di parlare di preistoria. A parlare di terzini in un tempo in cui si bestemmia di “braccetti” peggio ancora. Ma in quel calcio di figurine, cartoline inviate come sfottò e tante altre bellissime cose romantiche e nostalgiche, uno dei terzini per eccellenza era Branco Claudio. Nasce a Bagè, città agricola nota per la produzione del charque, carne essiccata e salata, prelibatezza tipica della zona al confine con l’Argentina, esattamente 61 anni fa. Famiglia di allevatori, Claudio Ibrahim Vaz Leal comincia dal Calcio a 5. È l’unico ragazzino bianco sia quando gioca nella sua squadra di futsal sia nelle partite in strada tra bambini della zona: di qui il soprannome, Branco. Poi passa al calcio a undici nella squadra della città, di cui rimarrà tifoso per sempre: il Guarany de Bage.
Gioca terzino, ovviamente a sinistra visto che il suo mancino è roba sopraffina: preciso ma soprattutto potentissimo quando Claudio, specie in occasione delle punizioni, sistema il pallone in modo da colpirlo sulla valvola con le tre dita esterne del piede. Il suo talento gli vale la chiamata dell’Internacional di Porto Alegre, ma non gioca mai e passa al Fluminense. Con la “Flu” vince il campionato e conquista anche la Nazionale verdeoro e i Mondiali del 1986. È uno dei migliori tra i brasiliani: segna il suo rigore contro la Francia ai quarti di finale pur uscendo la Selecao sconfitta, ma attira l’attenzione di diversi club europei e la spunta il Brescia neopromosso di Bruno Giorgi.
Nonostante i colleghi di nazionale Zico e Socrates gli sconsiglino l’Italia, Branco accetta la corte delle rondinelle, anche grazie a un anticipo da 50mila dollari che reinvestirà subito nella sua fattoria a Bagè. E la Fluminense accetta i 750 milioni di lire offerti dal presidente Baribbi. All’arrivo trova undici tifosi ad accoglierlo all’aeroporto e l’inizio dell’avventura bresciana non sarà positivo, visto che in ritiro rimarrà intossicato dopo aver bevuto l’acqua di un ruscello. La stagione non sarà positiva anche perché giocherà poco nel suo ruolo naturale e nonostante tre gol messi a segno, uno dei quali contro il Napoli di Maradona che di lì a poco si laureerà per la prima volta campione d’Italia, il Brescia retrocederà. Branco resterà agli ordini di Giorgi anche l’anno successivo, ma la risalita immediata in massima serie non riuscirà ai lombardi e il brasiliano sarà ceduto al Porto.
In Portogallo vince il campionato e la Supercoppa nazionale, ma è ancora una volta il Mondiale a segnare una svolta nella sua carriera. A Italia ’90 è tra i migliori dei suoi, le sue bombe su punizione sono ormai note e chi prova a fermarle, come lo scozzese MacLeod in barriera nella gara dei gironi, finisce in ospedale con un trauma cranico. Di quel Mondiale resterà anche la beffa subita contro l’Argentina: proprio Branco peraltro risulterà la presunta vittima del “trucchetto” della borraccia, bevendo da quella che gli fu offerta dagli avversari, col risultato di restare in campo intontito e non al meglio. Ma quel Mondiale gli garantirà anche il ritorno in Italia: sarà il Genoa di Spinelli a riportarlo a novembre in Serie A, strappandolo al Bari di Matarrese per poco più di un miliardo di lire.
L’impatto a Marassi sarà ben diverso per Claudio: esordisce contro la Fiorentina, poi il Toro e dopo due pareggi per i rossoblù arriva il derby della Lanterna. Il Genoa non vince da parecchio contro la Samp e pare che l’astinenza sia destinata a durare quando dopo il vantaggio di Eranio pareggia su rigore Gianluca Vialli e Pagliuca fa i miracoli su una punizione meravigliosa di Pato Aguilera. A un quarto d’ora dalla fine però Pato conquista un’altra punizione sulla trequarti, va sul pallone ma invece di calciare la tocca dietro per liberare Branco al tiro: il brasiliano colpisce sulla valvola e ne vien fuori una botta potentissima che si infila nel sette. È il 25 novembre del 1990: quella punizione finisce sulle cartoline di auguri dei genoani e ovviamente in tantissimi sfottò ai doriani, cori compresi.
Si ripeterà altre cinque volte Branco, nell’annata che porterà il Genoa al quarto posto e in Coppa Uefa. Anche in Europa Branco metterà la sua firma: prima con la Dinamo Bucarest ma soprattutto con un’altra grandissima punizione, ai quarti di finale contro il Liverpool. Resta al Genoa anche nella stagione successiva, che senza Bagnoli non sarà positiva come le due precedenti. Poi rientrerà in Brasile al Gremio. Sarà ancora un Mondiale, però, a far risplendere la stella di Claudio: negli Stati Uniti una sua punizione contro l’Olanda porterà il Brasile in semifinale e a Pasadena segnerà il suo rigore, laureandosi Campione del Mondo. Proverà a tornare in Europa nel 1996, ma a Middlesbrough retrocederà e dopo un’esperienza negli Stati Uniti ai Metrostars chiuderà la carriera.
Ha provato la carriera di allenatore ed è stato anche coordinatore delle giovanili della nazionale verdeoro. Nel 2021 si è ammalato gravemente di Covid, ma dopo essere stato per oltre venti giorni in ospedale è guarito. Oggi fa l’imprenditore, ma resta uno dei terzini preferiti del calcio anni ’90: un terzino da cartolina.