LE STELLE (AL FEMMINILE) DELLO SCI ALPINO - 2/8
LE STELLE (AL FEMMINILE) DELLO SCI ALPINO
Vincitrice della Coppa del mondo generale, di quella di discesa libera e slalom gigante; medaglia d’oro in gigante e argento nel supergigante ai Mondali di Saalbach. Non sono solo i numeri di quest’anno a certificare come Federica Brignone sia diventata la sciatrice più forte del Circo bianco (in attesa della ripresa di Mikaela Shiffrin): c’è anche una questione di tecnica – vedere le sue inclinazioni e le traiettorie tra i pali – e una di mentalità. La Tigre di La Salle l’anno prossimo avrà 35 anni. Non è mai stata tanto devastante. La speranza – ma non c’è motivo di credere il contrario – è che tutto si tenga anche a Cortina. Cosa possiamo aspettarci da lei? Tre medaglie. Potenzialmente, tre ori. È la nostra stella indiscussa.
Dietro a Brignone c’è Sofia Goggia. Più discontinua, con un assetto sugli sci non sempre solido. Ma ha chiuso al terzo posto nella classifica generale con due vittorie, tre terzi posti, due secondi posti. E sa come si vince alle Olimpiadi. La bergamasca, classe ’92, può puntare a due medaglie. Tolte le due campionesse, però, è difficile aspettarsi il grande risultato. Marta Bassino è lontana dai fasti del passato, soprattutto in gigante. L’anno prossimo avrà 29 anni, cioè nel pieno della maturità per un’atleta. È giusto aspettarla; e chissà che non regali agli appassionati una sorpresa. Le altre outsider: Laura Pirovano ed Elena Curtoni nelle discipline veloci. Slalom? Grandi difficoltà. Chi invece può puntare al podio è la giovanissima Lara Colturi, classe 2006, che a suon di risultati ha dimostrato di essere il talento precoce di cui parlavano tanto i suoi genitori-allenatori quanto gli addetti ai lavori. Ma al momento corre per l’Albania (qui la sua storia). E da quel che si sa, non ci sono possibilità di un cambio di bandiera prima delle Olimpiadi italiane.
In campo maschile è un’altra storia. Le speranze di podio ruotano attorno a quattro nomi, ma le chance, rispetto al settore femminile, sono decisamente più basse. Ci sono tre veterani. Il più titolato è Dominik Paris, classe ’89, che correrà sulla Stelvio, dove tra discesa libera e supergigante ha vinto la bellezza di sette volte; quest’anno la zampata vincente l’ha messa due volte a Kvitfjell. Poi c’è Mattia Casse, che lo scorso dicembre ha vinto in super-g in Val Gardena, il suo primo sigillo in carriera. Ha 34 anni. Infine Luca De Aliprandini, classe ’90, terzo nel tempio del gigante di Adelboden. Discorso a parte merita Alex Vinatzer, che appartiene a un’altra generazione in termini sportivi (ha 25 anni): nella stagione appena conclusa ha portato a casa un clamoroso secondo posto nello slalom di Kitzbuhel e l’oro a squadre ai Mondiali di Saalbach. Ma in slalom difficilmente riesce a mettere insieme due manche senza errori, e in gigante è leggermente involuto. La speranza è che finalmente trovi il modo per aggiustare i pezzi del puzzle. Non semplice, specialmente in due discipline – quelle tecniche – in cui la concorrenza è infinita.