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Izzo assolto dalle accuse di concorso esterno con la Camorra e frode sportiva

In primo grado era stato condannato a 5 anni. Lo scandalo - compresa una presunta combine - era scoppiato nel 2016, alla vigilia degli Europei
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L’assoluzione piena arriva in appello, quasi un anno e mezzo dopo il deposito delle motivazioni della condanna. Finisce l’incubo per Armando Izzo, il calciatore del Monza imputato di concorso esterno in associazione camorristica e frode sportiva aggravata dal metodo mafioso. Così ha deciso la Corte d’appello di Napoli – presidente Giovanni Carbone, giudice relatore Alberto Maria Picardi – con la formula “il fatto non sussiste”. La sentenza è giunta al termine di un processo di secondo grado che ha ribaltato la condanna a 5 anni inflitta dal Tribunale nel 2023, della quale il procuratore generale ne aveva chiesto la conferma.

Izzo era accusato, ed è stato assolto, di aver concorso al clan della Vinella Grassi di Secondigliano, quartiere di origine suo e della sua famiglia, e in particolare di aver collaborato ai desiderata di alcuni esponenti della cosca che pilotavano un giro di scommesse clandestine. Il calciatore era accusato anche di aver partecipato come giocatore dell’Avellino alla ‘combine’ per alterare la partita di calcio Modena-Avellino del 17 maggio 2014, valevole per il campionato di Serie B: assoluzione piena anche per questo capo di imputazione. Confermate invece le condanne a un anno e mezzo per Umberto Accurso e Salvatore Russo, accusati di frode sportiva con l’aggravante camorristica.

Izzo ha comprensibilmente esultato come e più della vittoria di una importante partita: “Sono molto soddisfatto della sentenza e, come ho detto fin dalle prime battute, ho sempre avuto fiducia nella giustizia. Non finirò mai di ringraziare i miei avvocati Alfredo Capuano, Salvatore Nugnes e Stefano Montone, che da subito hanno creduto in me”. Poi ha rivolto un pensiero alla famiglia: “Ringrazio mia moglie Concetta, i miei figli, mia madre e mio padre, scomparso a 29 anni per la leucemia quando Armando aveva appena 10 anni, che mi hanno dato la forza di combattere anche questa battaglia”, ha detto ringraziando anche il Monza, Adriano Galliani e Silvio Berlusconi “che, pur essedo a conoscenza del mio processo, hanno sempre creduto in me”.

E così si chiude il cerchio di Izzo, la cui storia umana e sportiva era stata descritta all’inizio come un esempio di riscatto. Lui, nato a Scampia, nipote di un boss, che dai campetti di periferia aveva spiccato il volo verso il calcio che conta, fino alla maglia della Nazionale, fino a sfiorare la convocazione agli Europei 2016, quando militava nel Genoa ed aveva solo 23 anni. Izzo era tra i preconvocati del ct Antonio Conte, poi l’esplosione dello scandalo con gli arresti della Dda, e il suo nome tra le carte dell’ordinanza contro gli Accurso, in qualità di indagato (senza richiesta di misura cautelare) per camorra e partite truccate. Fino all’assoluzione di giovedì.

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