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Un altro morto per morbillo negli Stati Uniti: era un adulto non vaccinato del New Mexico

La settimana scorsa era morto un bambino in Texas. Cresce la preoccupazione per la diffusione del contagio
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C’è un secondo decesso negli Stati Uniti per morbillo, a dieci anni dall’ultima morte nel Paese a causa di uno dei virus tra i più contagiosi. Dopo quella di un bambino in età scolare in Texas la scorsa settimana, un adulto non vaccinato – ha riferito il dipartimento della Salute del Nuovo Messico – è risultato positivo alla malattia dopo la sua morte. Domenica, sulla scia di questo grande focolaio – che finora ha registrato circa 160 casi – e del primo decesso, il segretario della Salute Robert F. Kennedy Jr. – noto per le sue posizioni no-vax – ha scritto in un editoriale che “i vaccini non solo proteggono i singoli bambini dal morbillo, ma la comunità e le persone che per motivi medici non possono farlo in prima persona”. Nonostante gli esperti dei Cdc continuino a ripetere che “la miglior difesa è il vaccino” e che “il morbillo non esiste alcun antivirale specifico”, il ministro di Trump ha espresso pesanti dubbi sulla sicurezza dei sieri per i bambini e ha di recente cancellato un paio di riunioni di esperti federali sulle vaccinazioni. “Alla fine quella di immunizzarsi è una decisione personale”, ha aggiunto Kennedy, osservando però la centralità dell’immunità di gregge.

Intanto il morbillo continua a diffondersi rapidamente nel West Texas. La maggior parte dei contagi è stata registrata nella contea di Gaines, che ospita una vasta popolazione mennonita non vaccinata. Nella vicina contea di Lea, nel New Mexico, sono stati identificati 10 casi. Nei giorni scorsi il Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) è intervenuto sul campo in Texas per collaborare con il dipartimento della Salute dello Stato. In precedenza, i Cdc avevano fornito al Texas supporto di laboratorio e vaccini contro morbillo-parotite-rosolia (Mmr) per aiutare le autorità sanitarie locali a fare fronte all’epidemia. Cresce anche il timore che il contagio possa allargarsi, dopo che una persona infetta è infatti andata all’università di San Antonio entrando in contatto indirettamente con migliaia di persone.

I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), hanno inoltre invitato la popolazione – come fa anche l’Organizzazione mondiale della Sanità – a considerare l’uso di integratori a base di vitamina A, finora raramente usata per il morbillo in America rispetto ai paesi in via di sviluppo dove se ne registra una forte carenza nella dieta della popolazione. “Gli studi condotti hanno tutti mostrato un’associazione positiva tra l’assunzione di vitamina A ed un miglior decorso del morbillo nei bambini”, ha osservato Camille Sebella, direttore del reparto infettivi della Cleveland clinic. I pericoli per la diffusione del virus sono inoltre legati ai viaggiatori di ritorno in particolare dall’Asia, che nei mesi scorsi hanno provocato alcuni contagi in Orange County in California.

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