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Ultimo aggiornamento: 8:15 del 7 Marzo

“Al Centro manca un partito credibile”, Boldrin ci riprova insieme a Forchielli con Drin Drin. Sulle armi: “Ci serve deterrenza nucleare”

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In principio fu il (presunto) Terzo Polo, presto deflagrato tra i personalismi e gli insulti tra Matteo Renzi e Carlo Calenda. Poi fu la volta del disastro elettorale di Stati Uniti d’Europa e Azione alle Europee 2024, corse separate ed entrambe fuori dal Parlamento Ue. E venne l’ora degli addii e delle micro-scissioni dell’atomo centrista. Di nuovo in maggioranza (via Noi Moderati di Lupi) le ex forziste Carfagna, Gelmini e Versace che lasciarono Calenda. In solitaria Luigi Marattin, che lasciò Renzi e la sua Italia Viva per fondare Orizzonti liberali, in polemica contro la nuova folgorazione dell’ex premier nella via del centrosinistra. È soltanto la cronaca politica degli ultimi due anni, ma non sembra bastare. Più gli elettori lo bocciano alle urne, più viene evocato dentro e fuori il Palazzo, il mantra del Centro.
C’è chi vaneggia di costruire gambe centriste di future coalizioni progressiste (Ruffini), chi continua a rivendicare di essere l’unico soggetto moderato (Forza Italia nel centrodestra). E chi si autoconvince ci sia ancora spazio fuori dal bipolarismo. E mentre Calenda attacca e lancia (pen)ultimatum al Pd di Schlein, altri si affacciano nel sempre affollato campo del centrismo. O meglio, tornano. L’obiettivo? Lanciare un nuovo partito, entro l’ottobre 2025. E, ancora una volta, ricostruire il Centro: “Manca un soggetto credibile, un partito vero che non faccia la stampella né alla Meloni, né alla sinistra“. Parola di Michele Boldrin, economista, che già ci provò nel 2012 con la lista di Fare per fermare il Declino. Esperienza finita tra gli scandali dei titoli di studio di Oscar Giannino, le batoste elettorali (meno di 400mila voti e 1,2% alle Politiche alla Camera) e la successiva faida interna. Tredici anni dopo, però, Boldrin ritenta, con il movimento Drin Drin: “Ma è un give back per il Paese, non ho intenzione di candidarmi a 70 anni”, promette nel corso di una conferenza a Montecitorio, per lanciare l’iniziativa.
Accanto a lui c’è l’imprenditore, già volto dei salotti tv e pure youtuber, Alberto Forchielli. Al quale non importa il passato: “Nelle startup i migliori sono persone che hanno già fallito una volta. Michele rispondeva a queste caratteristiche in modo perfetto”. Risate in sala. E sorride pure Calenda, che ascolta tra la platea in sala stampa e che con la sua Azione ha “ospitato” il neonato movimento Drin Drin (10mila iscritti, ndr), affinché presentasse il suo progetto. Si vede pure il presidente di +Europa, Matteo Hallissey. E Fabio Massimo Castaldo, l’ex M5s già vicepresidente del Parlamento Ue poi passato ad Azione. Il mantra è ancora lo stesso: né a destra, né a sinistra, giurano Boldrin e Forchielli. “C’è un potenziale del 15%, possiamo già recuperare dall’astensionismo”. E i partiti centristi attuali? ‘”Cosa vi differenzia, in cosa hanno fallito, perché dovrebbe finire in modo diverso rispetto ai flop del passato”, chiede IlFattoquotidiano.it. Calenda ascolta in prima fila, cambia espressione, capisce che è meglio non attendere la risposta. E toglie il disturbo. Vi lascio dire tutte le cose perfide che si possono dire, ho una riunione. Ciao e grazie. Ora Michele sei libero…”. Ironico, certo. Forse infastidito, c’è chi mormora in sala. Saluta tutti e va via. “Mi diverto di più se ci sei, ora mi togli il gusto di dire cattiverie”, sdrammatizza Boldrin.
Passano pochi secondi, Forchielli sembra già quasi smontare il tentato flirt con Azione. Non si tiene: “Renzi e Calenda hanno preso l’8%, poi hanno litigato come cani. Poteva essere un buon inizio, ma così non si fa“. Certo, “non siamo settari, siamo disposti a parlare, è infantile dire andiamo uno tutti contro l’altro”. E ancora: “Se ci sono i presupposti per non snaturarsi e fare un dialogo con forze come Azione e +Europa…”. Più che per un futuro matrimonio, sembrano già le basi per nuove avventure del litigioso centrismo.
Per Drin Drin “prima però ci sono i temi”, rilanciano Boldrin e Forchielli. E allora le parole d’ordine sbandierate: competenza, competitività, innovazione. L’approccio sembra ‘progressista’ sull’immigrazione, tra promesse di voler “semplificare l’ingresso di lavoratori qualificati” e di “offrire percorsi chiari di cittadinanza a chi è già integrato”. E sul lavoro? Si guarda a destra. “Il salario minimo non serve. Ci interessa il salario medio, il salario alto, ci interessa far crescere la produttività. Il distacco con quella americana è imbarazzante”. Sembra un altro messaggio per Calenda, che firmò la proposta comune delle opposizioni (senza Iv) poi affossata dalla maggioranza di governo. Ma le convergenze con Azione si ritrovano invece in politica estera, tra il piano RearmEu di Von der Leyen e il nodo Ucraina, sul quale lo stesso Calenda da giorni cannoneggia contro tutti, bollando Conte e Gualtieri come “populisti d’accatto come Salvini”, Schlein come “ipocrita” e il Pd come “totalmente grillinizzato”. “Dobbiamo scegliere da che parte stare: se con l’Europa libera che vuole difendersi da sola, oppure vassallo dell’America trumpiana o della Russia putiniana. Per me vale il motto Si vis pacem para bellum” (Se vuoi la pace, prepara la guerra)”, si allinea Boldrin sulle armi. Anzi, i due fondatori di Drin Drin vanno ben oltre, anche rispetto alle ipotesi di ombrello nucleare francese. Altro che dibattito sulla deterrenza europea come garanzia di sicurezza, la retorica militarista si sposta pure sul piano nazionale: “Di essere coperto da Macron non mi va, non ci credo. Un Paese per essere libero ha bisogno di una capacità nucleare propria. Compriamo cinque bombe atomiche dal Pakistan, e siamo a posto. Ci costa meno”, azzarda Forchielli. “La deterrenza nucleare dovremmo averla anche noi. Anche se io di Macron mi fido“, spiega Boldrin. Schemi e fantasmi da Guerra Fredda che tornano. “Ormai vige la legge della pistola e del cannone”, sentenzia l’imprenditore che vuole rifare il Centro. Tutt’altro che moderato.

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