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“Mamma mi chiamava Mario Merola perché piangevo e mi obbligava a fare rosari lunghissimi. Io desideravo diventare Superman”: lo rivela Brunori Sas

Il cantautore terzo classificato al Festival di Sanremo 2025 ha rivelato un aspetto inedito

di F. Q.
“Mamma mi chiamava Mario Merola perché piangevo e mi obbligava a fare rosari lunghissimi. Io desideravo diventare Superman”: lo rivela Brunori Sas

Brunori Sas si è raccontato in “Stories”, in onda venerdì 7 marzo alle 21 su Sky Tg24, reduce dal terzo posto al Festival di Sanremo 2025 con “L’albero delle noci”, dichiaratamente dedicato alla sua primogenita Fiammetta.

Perché partecipare a Sanremo 2025? “C’ero stato come ospite degli Zen Circus nel 2019 e mi era sembrato un delirio, poi come sempre mi contraddico. Altra motivazione è l’aver lavorato con Sinigallia ad un disco per così tanto tempo con così tanta cura, al punto che temevamo che un mondo moderno, contemporaneo, in qualche modo prendesse quest’opera così e in 3-4 giorni la cosa si sarebbe esaurita. Quindi ci siamo detti di dover andare a Sanremo almeno per dare risalto a questo disco”.

La storia di Dario Brunori inizia a Ioggi: “Ho avuto diverse case, ma per me la prima casa Brunori è a Ioggi, dove c’eravamo io, Alessandro e Nino, che sono i miei fratelli, mamma e babbo, anche se babbo un po’ poco perché lavorava dalla mattina alle sette, tant’è che mio padre, mi ricordo proprio che ciò avvenne in prima media, una volta tornando una domenica mi disse ‘ma tu chi sei?’ e lì ho capito che evidentemente aveva frequentato poco casa e si era perso questo fatto del terzo figlio”.

Su che tipo di bambino fosse nel 1982, ha poi spiegato che sua mamma lo “chiamava Mario Merola, nel senso che appena avevo il minimo male piangevo. Ero un po’ piagnucolone, a Cosenza si dice ‘puppuso’. Inoltre, ero un bambino giocoso, questo me lo ricordo, mi è sempre piaciuto giocare, anche giocare da solo con creatività. Facevo ridere, ricreavo scenette e mi travestivo”.

Continuando, Brunori si apre anche spiegando che cosa sognava di diventare da bambino: “Mi sta venendo in mente una cosa incredibile, cioè che mamma, che ha sempre provato a darci un’educazione cattolica, nel mese di maggio, quando c’era il mese della Madonna, innalzava un altarino in casa e noi eravamo obbligati a partecipare almeno a uno di questi rosari lunghissimi. Io mi ricordo che mamma sperava che noi desiderassimo la salute o la pace nel mondo, mentre io desideravo diventare Superman”.

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