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Si chiama Leo, ha 11 anni ed è il critico di cocktail più temuto degli Stati Uniti: beve (ovviamente) analcolico e adora le maraschine

Non gli sfugge nulla. Pare che nonostante la distanza temporale dall’abbandono dell’orzo bimbo come bibita risalga a pochi mesi fa, il piccino sa capire se al posto del ginger ale c’è la soda al limone o al lime

di Davide Turrini
Si chiama Leo, ha 11 anni ed è il critico di cocktail più temuto degli Stati Uniti: beve (ovviamente) analcolico e adora le maraschine

Il re dei critici dei cocktail (analcolici) ha 11 anni, 240mila follower su Instagram, il visino implume e porta il cappellino con la visiera sulla nuca. Potenza e follia dei social. Leo Kelly, come racconta in un lungo articolo il New York Times, è un bambinetto che sembra uscito da un film della Disney (in realtà attore lo è in diversi blockbuster) e che ad oggi pare condizioni la preparazione di cocktail analcolici dei più celebri bar statunitensi.

Un voto di Kelly, insomma, fa tremare i banconi di mezza America. Addirittura quando i bartender vedono entrare il piccoletto nel proprio locale – oramai è conosciuto – in pochi istanti si mettono al lavoro per creare il Shirley Temple perfetto. Già, perché ciò che ossessiona il bimbo è il cocktail nato negli anni trenta alle Hawaii per celebrare l’attrice bambina anche se oggi la stessa ricetta è praticamente diventata un glorioso fuori menù. Un cocktail rigorosamente analcolico composto da ginger ale, granatina, ghiaccio e qualche maraschina a guarnire il bicchiere. E si sa, alcool o meno, basta mezzo millilitro di ingredienti in più e un altro millilitro in meno e la bevuta diventa una tortura. Ad ogni modo Leo è implacabile.

Non gli sfugge nulla. Pare che nonostante la distanza temporale dall’abbandono dell’orzo bimbo come bibita risalga a pochi mesi fa, il piccino sa capire se al posto del ginger ale c’è la soda al limone o al lime. A quanto pare poi se qualcuno osa mettere più o meno di tre ciliegine come guarnizione Leo diventa una belva. Altro dettaglio che lo fa andare nei matti, tanto da rompere l’astronave dei Lego che aveva in casa, è se si usa il bicchiere sbagliato. Kelly dà voti da 1 a 10 e sa spesso stroncare intere carriere di shakeratori.

Al Sonsie, storico bar di Boston, il piccolo ha fatto un rapido calcolo tra le singole valutazioni (pare andasse molto male la granatina non fatta in casa), modello 4 hotel di Barbieri, e alla fine ha tirato su la paletta con scritto: 3.1. All’Happy Monkey di Greenwich nel Connecticut lo Shirley Temple non era in menù, ma vista l’autorevolezza della richiesta si narra di un plotone di baristi tutti intenti a centellinare ingredienti per la ricetta perfetta. Risultato? 9.3 Un trionfo eguagliato solo da Lotte New York Palace Hotel a Manhattan dove a servire Leo è arrivato Babbo Natale. Voto? 10.

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