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Emanuele Scieri, le motivazioni del processo d’appello. L’ex caporale all’altro: “L’abbiamo fatta grossa”

La Corte ha approfondito l’evento e la sua dinamica, giungendo anche ad una ricostruzione parzialmente diversa da quella dei giudici pisani di primo grado
Emanuele Scieri, le motivazioni del processo d’appello. L’ex caporale all’altro: “L’abbiamo fatta grossa”
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A poco meno di un anno dalla sentenza d’appello, sono state depositate le motivazioni del verdetto per la morte di Emanuele Scieri, il paracadutista di leva trovato morto dentro la caserma Gamerra di Pisa nel 1999. I giudici avevano assolto l’ex caporale Andrea Antico, già scagionato in primo grado nel 2021. A differenza degli altri due graduati imputati Alessandro Panella e Luigi Zabara, condannati rispettivamente a 22 anni e a 9 anni, 9 mesi e 10 giorni, contenute nelle motivazioni della sentenza di secondo grado, come riporta oggi La Nazione. “L’abbiamo fatta grossa”, “Sudavano freddo” le testimonianze, evidenziate dai giudici, riferendosi a Zabara che aveva rimproverato Panella di aver esagerato.

La Corte ha approfondito l’evento e la sua dinamica, giungendo anche ad una ricostruzione parzialmente diversa da quella dei giudici pisani di primo grado: le lesioni alle mani, all’avampiede e al polpaccio furono causate, secondo i giudici di appello, “da terzi e non dalla caduta” e anche la maglietta di Scieri sollevata ha una spiegazione: secondo le testimonianze, rimanda al modus operandi dei ‘nonni’, soliti sollevare la maglietta per colpire con i cazzotti la recluta costretta alle flessioni.

Inoltre, secondo i giudici non vi fu alcuna contraddizione “sul testimone chiave dell’accusa la cui narrazione si inquadra nel clima di nonnismo della Gamerra che trovava un terreno permissivo”. Infine, nella sentenza si spiegano le diverse posizioni degli imputati che non concordarono l’omicidio, conseguenza delle loro condotte, soprattutto da parte di chi, superò il limite: Panella raggiunse Scieri in fuga e lo fece cadere causandone la morte, e per questo fu rimproverato da Zabara. Perciò la posizione di quest’ultimo non è stata assimilata proprio a quella del principale imputato.

Nato e residente a Siracusa, l’allievo 26enne Scieri venne chiamato sotto le armi nel luglio del 1999 e stava già svolgendo pratica in uno studio legale. Finito il Car (il centro addestramento reclute) a Firenze, fu trasferito alla caserma Gamerra con altri commilitoni il 13 agosto. Dopo aver sistemato i bagagli in camerata era uscito insieme ad altri coetanei per una passeggiata nel centro di Pisa: era rientrato in caserma alle 22.15, ma al contrappello delle 23.45 non rispose. Nonostante diversi colleghi riferiscano che è tornato in caserma, Scieri viene dato per non rientrato: a quell’ora probabilmente è già morto o è agonizzante. Il cadavere resta ai piedi della scala di una torre di asciugatura dei paracadute – posto solitamente frequentato dagli ‘anziani’ della caserma – per tre giorni. Viene ritrovato solo il 16 agosto. La svolta nelle indagini, dopo che il caso era stato archiviato come suicidio, arrivò nell’estate del 2017: la procura di Pisa arrestò Panella, caporale e capocamerata a cui era stato assegnato Scieri.

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