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Perché si torna a essere “come bambini”? Così la Scienza spiega quanto accaduto alla mamma di Simone Cristicchi quando si è svegliata dal coma

Ne abbiamo parlato con Raffaele Iorio, ricercatore Tipo B (Senior) in Neurologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma
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A chiunque o quasi che sta seguendo Sanremo in questi giorni sarà arrivata una chat commossa sulla canzone di Simone Cristicchi, Quando sarai piccola. Un brano che parla della malattia della madre, Luciana, che nel 2012 a 63 anni è stata colpita duramente da un’emorragia cerebrale. A causa di alcune complicazioni cliniche, la donna al risveglio è come se fosse tornata bambina.

Quando l’invecchiamento reclama più attenzioni
Come affermano gli esperti, è quasi fisiologico che una persona anziana che soffre di varie patologie che la rendono meno attiva e più bisognosa del supporto degli altri presenti atteggiamenti e comportamenti riconducibili a quelli tipici dei bambini. Per esempio, si lamentano spesso per i dolori o le sofferenze causati dalle malattie. In alcuni casi, la persona arriva a non interessarsi più del mondo attorno a lei e della cura degli altri, come poteva fare, invece, da adulto. La sua attenzione è focalizzata quasi esclusivamente su di sé, sui propri bisogni e sulle proprie pulsioni, che vanno assecondate subito, pena una grande e manifesta frustrazione.

Un “no” a priori
Da ciò non è raro che insorgano atteggiamenti ostinati e caparbi verso chi sta loro intorno. Con la tendenza a dire di no a prescindere, proprio come farebbe un bambino. In altre parole, usa la negazione come strumento di affermazione verso la persona adulta. Da questo punto di vista, può risultare complicato ragionare con una persona anziana. Le logiche di espressione non sono più le stesse; conta più l’immediatezza delle relazioni e la comunicazione non verbale. Diventa necessario, in questi casi, essere fermi e pazienti, per far capire all’anziano, cosa sia possibile fare e cosa non lo sia. In pratica, bisogna riformulare alcune regole che, naturalmente, non possono essere generali e assolute, ma dipendono dal tipo di vissuto del soggetto. Di fatto, bisognerà essere consapevoli che occorre porre al centro del rapporto le sue esigenze e attivarsi, nel limite del possibile, per cercare di esaudirle: “Ti aiuterò a capire chi sei, Ti starò vicino come non ho fatto mai”, canta infatti Cristicchi.

Che succede al cervello
Il quadro si complica ulteriormente quando sopraggiunge nell’anziano una neurodegenerazione a causa di un’emorragia cerebrale (come per la madre di Cristicchi) o nei casi di demenza. Perché si torna a essere “come bambini”? “Il tornare bambini potrebbe essere riferito a una perdita di funzione del lobo frontale che generalmente controlla gli impulsi e gli istinti – spiega al FattoQuotidiano.it Raffaele Iorio, ricercatore Tipo B (Senior) in Neurologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Quando la funzione del lobo frontale viene meno i comportamenti istintivi sono meno controllati e l’anziano può comportarsi in determinate circostanze appunto ‘come un bambino’”.

Come orientarsi nei suoi confronti
Come comportarsi in questi casi, quali comportamenti o azioni possono rendere più gestibile il rapporto con una figura genitoriale che si trova in queste condizioni?
“I comportamenti sono molto variabili ed è difficile dare indicazioni comuni. Tuttavia, la terapia occupazionale può essere di aiuto. Quindi è importante aiutare il soggetto a svolgere attività quotidiane, manuali e ludiche, per migliorarne le capacità di adattamento fisico, cognitivo, sociale e psicologico. Ci sono poi alcuni farmaci che possono essere di aiuto e che vanno prescritti e monitorati dallo specialista neurologo”.

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