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Natisone, chiuse le indagini sulla tragedia: “Imperizia e negligenza, i tre giovani si potevano salvare”. Accusati 4 operatori

L’agonia dei tre ragazzi travolti e uccisi dall’improvvisa piena - secondo le ricostruzioni - è durata ben 41 minuti, tempo che sarebbe stato sufficiente per inviare l’elicottero sanitario
Natisone, chiuse le indagini sulla tragedia: “Imperizia e negligenza, i tre giovani si potevano salvare”. Accusati 4 operatori
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La Procura della Repubblica di Udine ha consegnato oggi l’avviso di conclusione delle indagini alle quattro persone coinvolte nell’inchiesta sulla morte dei tre giovani travolti lo scorso 31 maggio dalla piena del Natisone. Si tratta di un operatore della Sala operativa regionale emergenza sanitaria Fvg e di tre vigili del fuoco: l’accusa per loro è di omicidio colposo. Le indagini sono state svolte dai carabinieri del nucleo investigativo di Udine e dalla sezione aerea di Bolzano della guardia di finanza. L’inchiesta si è concentrata sulle comunicazioni tra la Sores Fvg e i vigili del fuoco della sala operativa di Udine, per verificare il rispetto dei protocolli dopo le numerose chiamate di soccorso di una delle vittime.

“I quattro operatori, mediante condotte colpose concorrenti, per imperizia, negligenza e imprudenza, hanno cagionato la morte dei tre ragazzi, sorpresi da una piena improvvisa, mentre si trovavano sul greto del fiume Natisone, che li ha trascinati e uccisi per annegamento”. Questa l’accusa che stamani la Procura di Udine ha formalizzato nell’atto di conclusione delle indagini nei confronti di 3 vigili del fuoco di Udine e di un infermiere della Sala operativa sanitaria Fvg, in relazione agli eventi del 31 maggio scorso in cui morirono due ragazze di 21 e 23 anni e un ragazzo di 25.

L’agonia dei tre ragazzi travolti e uccisi dall’improvvisa piena del fiume Natisone – secondo le ricostruzioni – è durata ben 41 minuti, tempo che sarebbe stato sufficiente per inviare l’elicottero sanitario, dotato di verricello, e portarli in salvo. E’ quanto emerge dall’avviso di conclusione delle indagini che è stato depositato oggi. Gli investigatori certificano che la prima chiamata di richiesta aiuto è stata fatta da una delle vittime alle 13.29, mentre il decesso per annegamento è avvenuto alle 14.10 circa.

Il passaggio chiave dell’inchiesta è quello in cui si accusano, a vario titolo, i tre vigili del fuoco della sala operativa di aver “omesso di visualizzare immediatamente le coordinate geografiche del luogo da cui Patrizia Cormos aveva effettuato la telefonata delle 13.29.42 – il greto di un fiume – di conseguenza non hanno compreso che, in relazione al punto in cui si trovavano le persone poi decedute, l’intervento di soccorso avrebbe dovuto essere necessariamente effettuato con il velivolo più vicino al punto in cui si trovavano le persone da soccorrere”. Per questo “omettevano di chiedere tempestivamente alla Sores Fvg l’intervento in loco dell’elicottero Doppio India, decollato solamente alle 14.07 circa e giunto in loco alle 14.13 circa, allorché i ragazzi erano stati trascinati dalla corrente da circa 3 minuti”. I pompieri allertarono invece l’elicottero Drago dei Vigili del fuoco, di stanza all’aeroporto Marco Polo di Venezia.

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