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“Ho preso la semaglutide per dimagrire e ho avuto pensieri suicidi. Mi sono vista sdoppiata, una parte di me, calmissima, era pronta a morire”: le parole di Alessia Lautone

Dirige l'agenzia di stampa LaPresse, ha 58 anni e da sempre la sua "fragilità riguarda il corpo e il cibo". Al Corriere della Sera racconta come ha deciso di usare la semaglutide per dimagrire e quali sono stati gli effetti collaterali

di F. Q.
“Ho preso la semaglutide per dimagrire e ho avuto pensieri suicidi. Mi sono vista sdoppiata, una parte di me, calmissima, era pronta a morire”: le parole di Alessia Lautone

Si chiama Alessia Lautone, ha 58 anni e dirige l’agenzia di stampa LaPresse. La sua storia ha scelto di raccontarla con una lettera sul numero del settimanale F ed è stata poi contatta dal Corriere della Sera. Lautone ha spiegato che la scorsa estate si è fatta prescrivere un farmaco a base di semaglutide per dimagrire (ne abbiamo parlato, tra le altre, anche qui) e questo farmaco ha innescato in lei pensieri suicidi.

Va ricordato che la ‘corsa’ ai farmaci a base di semaglutide, pensati per i diabetici e gli obesi, è ormai irrefrenabile da parte di chi vuole solo perdere peso, soprattutto negli Usa ma, come ricordato solo qualche giorno fa dal professor Garattini a proposito di questo tipo di farmaci, “conosceremo le reali conseguenze solo in futuro”. Tornando a Lautone, la si definirebbe normopeso, alta un metro e sessantacinque per 55 chili. Lei però si trova “inadeguata” perché da tanto tempo la sua fragilità è legata al cibo e al corpo, e ha deciso di scrivere la lettera perché sente “di avere una responsabilità verso gli altri, visto anche il lavoro che faccio. E volevo raccontare il rischio che ho corso”.

La direttrice di LaPresse spiega di avere un rapporto complesso con il cibo sin da quando aveva “12-13 anni, quando sono un po’ ingrassata. È allora che ho cominciato ad alternare le abbuffate ai digiuni. Ma non ho mai rimesso quello che mangiavo”. La scorsa estate, come scrive il Corriere della Sera, Lautone ha chiesto a un medico di perdere 5 chili (sarebbe andata sottopeso) e lui le ha proposto la semaglutidide, un farmaco che la 58enne conosceva perché, dice, “conosco altre persone che lo usano”. Cosa è accaduto a Lautone? “La stanchezza micidiale subito. Però lavoro tantissimo, ci stava. Certo, era strano che non riuscissi più a fare sport. È cambiato tutto radicalmente dopo un mese, quando ho aumentato il dosaggio. Da lì in poi mi sono scoperta disinteressata a tutto, perfino alle telefonate dei miei figli. E una notte sono arrivati i pensieri suicidi. Ho avuto il pensiero lucido di dovermi buttare dalla finestra. “Dovevo” proprio farlo. E poi ne è subentrato un altro: usa i coltelli, è più facile. Mi sono vista sdoppiata: una parte di me, calmissima, era pronta a morire; un’altra non si capacitava”.

Sul Corriere il racconto di Lautone continua, e confessa di non avercela con il medico ma “con me stessa, per essermi spinta così lontano. Sono l’unica persona da demonizzare, perché io ho gli strumenti per capire e valutare le cose. Però tutti abbiamo delle fragilità: la mia riguarda il cibo e il corpo”.

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