Esplosione Calenzano, c’era un carrello acceso e due manutenzioni in corso. Eni: “La seconda non era iniziata”
Al momento dell’esplosione nel deposito Eni di Calenzano (Firenze), nelle vicinanze della pensilina numero 6 era in atto il sollevamento di un carrello, tramite un macchinario, proprio in concomitanza alla formazione di una nube di vapori di carburanti. La vicinanza di questa operazione potrebbe aver contribuito all’innesco dell’esplosione secondo le prime ipotesi maturate nel prosieguo degli accertamenti tecnici in corso. Il fumo di vapori è lo stesso riferito da alcuni testimoni e corrisponderebbe a quello che si nota nel primo video disponibile sull’esplosione.
La mattina dello scoppio erano corso due distinti interventi di manutenzione agli impianti. Uno alla pensilina numero 7, accanto a quella dell’esplosione, riguardava una condotta di alimentazione per il carico di carburante ai camion. L’altro intervento invece riguardava la riparazione di due raccoglitori di vapori – uno più piccolo, uno più grande – che da tempo risultavano malfunzionanti e che sono proprio alla corsia 6, quella dell’esplosione. Ma Eni precisa che la seconda manutenzione prevista non era ancora iniziata. “Tale secondo intervento (da parte di altra ditta autorizzata) – precisa la società – era sì previsto in esecuzione nella mattinata, ma fisicamente non ancora iniziato e pertanto non in corso al momento dell’esplosione”.
Intanto ci sarà un sopralluogo della procura di Prato al sito, che è stato sequestrato, insieme ai consulenti tecnici incaricati di una perizia sugli apparati industriali del deposito dove il 9 dicembre c’è stata l’esplosione che ha causato 5 vittime e 26 feriti, più danni materiali anche all’esterno. Il sopralluogo è stato fissato per lunedì prossimo alle 10,30.Verranno fatte verifiche tecniche specifiche sul posto, dirette all’accertamento delle responsabilità, anche esaminando i danni alle carcasse di impianti e mezzi.
Sono, comunque, in fase di acquisizione da parte degli inquirenti molti atti e documenti che devono essere oggetto di analisi e verifica, compresi, fra questi, i piani di sicurezza esterni al deposito. La loro congruità deve essere confrontata col piano di sicurezza interno di Eni per il sito di Calenzano. I piani esterni sono disponibili presso gli enti sul territorio preposti alla vigilanza e alla tenuta in sicurezza di siti, industriali o di altro tipo, ad alto indice di rischio per l’incolumità delle persone.
Prosegue l’esame di tutte le immagini disponibili raccolte dalla videosorveglianza del deposito. In quel video di quasi un minuto, pur ‘sgranato’, le immagini riportavano il diffondersi di fumo, che formava una piccola nube gassosa alla base di una corsia di carico di carburanti prima dell’esplosione. Un documento prezioso, ma la speranza è trovarne altri simili. Continuano anche i colloqui investigativi coi testimoni, innanzitutto autotrasportatori, addetti dell’impianto e manutentori esterni. Vengono sentiti tutti quelli che sono in grado di riferire qualcosa di utile, a partire dai testimoni diretti presenti la mattina del 9 dicembre. Anche l’acquisizione di documenti delle aziende è un’altra attività delegata dalla procura di Prato che continua e che serve per raccogliere gli elementi utili a definire vari aspetti, fra cui i rapporti fra committente Eni e appaltatore, modalità di servizio riguardo alla manutenzione straordinaria in corso nel sito e le attività di accesso e carico delle autocisterne per la clientela.
Le salme delle cinque vittime dell’esplosione nel deposito Eni di Calenzano (Firenze) devono restare ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria, presso l’istituto di Medicina legale di Careggi, per l’espletamento di altri accertamenti dopo le autopsie, che sono state già effettuate.