Ormai non c’è più neppure bisogno di fingere come era stato fatto sinora. Le compagnie petrolifere annunciano senza pudore alcuno il loro disimpegno dalla transizione verde e le loro intenzioni di continuare a guadagnare con gas e petrolio. Del resto, per i due idrocarburi, nessuno studio prevede un prossimo calo della domanda. In questo scenario di disincanto e smobilitazione rispetto alla lotta al surriscaldamento globale, British Petroleum ha fatto sapere di avere intenzione di ridurre “significativamente” i suoi investimenti nelle energie rinnovabili “per il resto del decennio”.
La decisione, fa sapere il colosso britannico, è stata presa nell’ambito della joint venture siglata coi giapponesi di Jera e rivolta a unire le attività dei due gruppi nel settore dell’energia eolica offshore. Bp ha in sostanza dimezzato il suo investimento che scende ora a 3,2 miliardi di dollari. Bp aveva già ridotto l’anno scorso gli impegni presi sul clima per la transizione ecologica. Del resto agli azionisti interessano i guadagni e nulla più, ecco perché pare sempre più illusoria l’idea di difendere il clima e l’ambiente affidandosi ai meccanismi del mercato. Per ora i risultati sono stati totalmente fallimentari.
I primi soci della compagnia britannica sono i colossi della finanza statunitense Blackrock (5,7%) e Vanguard (4,8%), oltre alla banca centrale norvegese che detiene una quota del 3,5%. In questi ultimi anni BP ha dovuto affrontare la pressione degli azionisti in merito alla strategia per la transizione verso le fonti rinnovabili lanciata nel 2020. I profitti delle rinnovabili si sono infatti nel frattempo ridotti, mentre quelli di gas e petrolio sono aumentati. Bp ha quindi dichiarato che non amplierà ulteriormente il suo portafoglio di progetti eolici offshore e il manager incaricato dell’espansione di queste attività ha lasciato il gruppo. .