I giornalisti dell’agenzia Askanews sono in sciopero per 24 ore dalle 7 di sabato mattina per protesta contro l’ulteriore taglio del costo del lavoro che l’editore vorrebbe imporre. La vicenda non è passata inosservata a Palazzo Chigi, che anche con Askanews – come con le altre grandi agenzie di stampa – ha un contratto di fornitura di servizi all’amministrazione. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini, ha fatto sapere di aver “chiesto elementi di approfondimento all’editore per verificare la congruità degli interventi annunciati con le norme stringenti varate con la riforma che istituisce l’elenco delle agenzie di stampa di rilevanza nazionale”. E assicura che vigilerà “sul rispetto dei parametri richiesti dalle norme in assenza dei quali verrebbero a mancare i presupposti del contratto” con Chigi.

La rappresentanza sindacale interna (cdr) di Askanews ha intanto fatto sapere che l’assemblea “all’unanimità ribadisce l’assoluta necessità del rispetto immediato dei patti in vigore e la totale indisponibilità della redazione a sostenere da sola il peso di qualunque risparmio volto a garantire un effettivo e ragionevole sviluppo futuro di askanews”. La redazione del resto “da quasi 12 anni non vede uno stipendio intero e negli ultimi quattro anni di concordato ha evitato il fallimento dell’azienda sopportandone quasi interamente l’onere finanziario”.

“L’azienda – spiega il comunicato del cdr – non ha speso una sola parola per indicare i piani di sviluppo che giustificherebbero le sue richieste economiche esorbitanti, ancora una volta a spese della sola redazione. L’assemblea chiede perciò con urgenza ai vertici aziendali di conoscere nel dettaglio quali sviluppi futuri sono alla base dei prospettati tagli del lavoro giornalistico, l’elemento produttivo di un’agenzia di stampa, e quali sono le ragioni che hanno portato agli aumenti delle spese a favore di soggetti esterni degli ultimi quattro anni, durante i quali si è apparentemente verificato un peggioramento dei conti, pur in presenza di concordato e di un notevole risparmio sul costo del lavoro della redazione”.

L’assemblea di conseguenza “indice lo stato di agitazione, affida al Cdr un pacchetto di cinque giorni di sciopero a sostegno delle sue rivendicazioni ed è pronta a prendere ogni iniziativa, anche imponendo l’assoluto rispetto delle norme professionali, deontologiche e contrattuali nelle attività svolte dai giornalisti in agenzia, e a rivolgersi a tutti gli interlocutori istituzionali per tutelare salari e posti di lavoro”.

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