Da un anno è ormai evidente che la guerra di Israele a Gaza non ha colpito solo obiettivi militari, mirati a “sradicare Hamas“, obiettivo dichiarato del governo di Tel Aviv. Bombe dello Stato ebraico si sono abbattute su campi profughi, strutture che accoglievano gli sfollati della Striscia, scuole e ospedali. Adesso, mentre centinaia di chilometri a Nord, al confine con il Libano, lo Stato ebraico spara colpi contro le basi della missione di pace Onu a guida italiana, proprio le Nazioni Unite accusano Israele di “crimini contro l’umanità” concludendo, con i propri investigatori, che il governo Netanyahu sta deliberatamente prendendo di mira le strutture sanitarie e uccidendo e torturando il personale medico a Gaza. “Israele ha attuato una politica concertata per distruggere il sistema sanitario di Gaza come parte di un attacco più ampio contro Gaza”, ha affermato in un comunicato la Commissione d’Inchiesta Internazionale Indipendente delle Nazioni Unite.

Le accuse lanciate da Palazzo di Vetro sono di una durezza forse senza precedenti nella storia recente d’Israele, ma vengono dopo mesi di attriti tra le parti. Pochi giorni fa il Paese mediorientale ha dichiarato “persona non grata” il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, mentre il premier Benjamin Netanyahu ha accusato l’Assemblea generale dell’Onu di essere “una palude antisemita.

Il Paese sta “commettendo crimini di guerra e il crimine contro l’umanità definito sterminio con attacchi implacabili e deliberati contro il personale e le strutture mediche”, ha aggiunto senza giri di parole la commissione d’inchiesta composta da tre membri e istituita dal Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu nel maggio 2021 per indagare sulle presunte violazioni del diritto internazionale in Israele e nei Territori Palestinesi. Quello in fase di pubblicazione è il secondo rapporto dall’attacco di Hamas del 7 ottobre di un anno fa.

Nel documento redatto dai commissari si evidenziano anche gli abusi sui detenuti palestinesi in Israele e sugli ostaggi a Gaza, accusando sia le Forze di Difesa Israeliane che i gruppi armati palestinesi di “tortura” e di violenza sessuale e di genere, esattamente le accuse che Israele ha mosso ai miliziani di Hamas che hanno compiuto il massacro del 7 ottobre. Dura, come prevedibile, la reazione di Israele che ha accusato la commissione di “discriminazione sistematica contro Israele” e ha respinto categoricamente le conclusioni del rapporto di giugno che accusava anche Tel Aviv di commettere crimini contro l’umanità, compreso lo “sterminio” a Gaza.

“Israele deve cessare immediatamente la distruzione sfrenata e senza precedenti delle strutture sanitarie a Gaza”, ha dichiarato Navi Pillay, presidente della commissione ed ex responsabile dei diritti dell’Onu nel comunicato. Così facendo, “Israele sta prendendo di mira il diritto alla salute stesso, con gravi conseguenze a lungo termine sulla popolazione civile”. Il rapporto ha rilevato che le forze di sicurezza israeliane hanno “deliberatamente ucciso, detenuto e torturato il personale medico e preso di mira i veicoli sanitari” a Gaza, oltre ad aver limitato i permessi per uscire dal territorio per cure mediche. Tali azioni costituiscono numerosi crimini di guerra e “il crimine contro l’umanità di sterminio”, ha affermato la commissione.

Il rapporto raccoglie anche diversi casi emblematici a sostegno delle proprie conclusioni. Come la morte di Hind Rajab a gennaio, “uno dei casi più gravi”. La ragazza ha chiamato la Mezzaluna Rossa Palestinese implorando di essere salvata dopo che l’auto della sua famiglia era stata colpita dal fuoco a Gaza. Ma il suo corpo è stato infine recuperato insieme a quelli di sei familiari e due soccorritori della Mezzaluna Rossa inviati a cercarla. La commissione ha stabilito che la Divisione 162 dell’esercito israeliano è responsabile delle morti, che costituiscono crimini di guerra.

Il rapporto ha anche scoperto che migliaia di detenuti, inclusi bambini, sono stati sottoposti ad “abusi diffusi e sistematici, violenza fisica e psicologica, e violenza sessuale e di genere”. Questo equivale a “crimini di guerra e crimini contro l’umanità di tortura e il crimine di guerra di stupro e altre forme di violenza sessuale”, hanno detto gli investigatori. I detenuti maschi sono stati sottoposti a stupri e aggressioni ai loro organi sessuali, hanno aggiunto. Le morti dei detenuti a causa di abusi o negligenza costituiscono anch’esse crimini di guerra, secondo la commissione. Il rapporto ha rilevato che il “maltrattamento istituzionalizzato dei detenuti palestinesi” avveniva “sotto ordini diretti” del ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, alimentato dalle dichiarazioni del governo israeliano che “incitano alla violenza e alla vendetta”. Pillay ha affermato che “gli atti di abuso atroci” contro i detenuti richiedono assunzione di responsabilità e riparazioni.

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