Nel 2022 in via eccezionale e temporanea si è pensato ai rigassificatori, perché davvero si temeva una crisi del gas a seguito della guerra in Ucraina, l’ex-ministro del Governo Draghi, Enrico Giovannini, ripercorre con ilfattoquotidiano.it le decisioni che avevano portato a quella scelta. Eppure, i consumi del gas hanno continuato a scendere e l’attuale fornitura è più che sufficiente, nella direzione della totale dismissione delle infrastrutture fossili da raggiungere entro il 2050.

Quella scelta presa in via prudenziale, a fronte del calo dei consumi si può ritrattare? “Certamente sì – spiega l’ex ministro, oggi direttore scientifico dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile – si può sempre tornare indietro e negoziare delle vie d’uscita come abbiamo negoziato di corsa delle soluzioni tampone quale questa dei rigassificatori”. Le motivazioni per rinunciare all’infrastruttura fossile fortemente osteggiata dal territorio di Piombino, dove è collocata e Savona-Vado, dove è in fase di analisi lo spostamento, per Giovannini non finiscono qui: “Finché siamo ancorati al gas le fluttuazioni possono scaricare tensioni sui prezzi delle fonti energetiche, bisogna accelerare sulla transizione”, per farlo è essenziale anche rivedere criteri con cui si fissa il prezzo dell’energia a livello europeo.

Il governo, però non ha in agenda di fare marcia indietro neanche sugli impianti fortemente criticati dal territorio. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica dell’Italia, Gilberto Pichetto Fratin non nega l’analisi di Giovannini secondo la quale a oggi gli impianti di trasformazione del GNL in gas non siano essenziali al fabbisogno energetico e aggiunge che l’approvvigionamento via pipeline sia molto più economico ed efficace. Eppure, il Governo non prevede marce indietro sulle decisione prese: “Le pipeline sono suscettibili di incidenti, fortuiti o voluti, per questo è importante avere anche i rigassificatori – spiega il Ministro – perché rappresentano una garanzia sulla sicurezza”.

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