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Ultimo aggiornamento: 9:11 del 4 Settembre

Armi all’Ucraina, Borghi: “La Lega contraria all’invio, ma Meloni ha preso più voti di noi. Trump? Con lui meno guerre”

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“Quello che si dice nel Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica è sotto segreto. Quello che posso dire è che c’è stato un’attento scrutinio da parte del Comitato, sapendo di questa sensibilità molto diffusa perché quasi tutti i partiti hanno indicato come prioritario non partecipare a questioni di guerre oltre la difesa. Ho trovato nel governo e nel ministro (Crosetto, ndr) delle orecchie molto attente”. Questo afferma Claudio Borghi, senatore della Lega e membro del Copasir, nel corso di un’intervista a ilfattoquotidiano.it, circa le dichiarazioni da parte del governo Meloni sulla volontà di inviare di armi italiane all’Ucraina a scopo esclusivamente difensivo. “Non posso rivelare se i protocolli sono stati visionati dai membri del Copasir, ma fidatevi se vi dico che che il Comitato è stato molto rigoroso su questo tema”, insiste Borghi che non nasconde la sua posizione e quella della lega sul tema dell’invio di armi.

“Come è noto non siamo mai stati favorevoli all’invio delle armi all’Ucraina. Lo abbiamo presentato anche come uno degli argomenti per le elezioni europee, però siamo assolutamente rispettosi che altri partner della coalizione, in primis Fratelli d’Italia, che hanno una posizione diversa, hanno preso più voti di noi. Quindi – spiega Borghi – noi non rinunciamo a far sapere che secondo noi lo strumento delle armi è lo strumento sbagliato per la risoluzione dei conflitti, e tutto sommato mi sembra che anni di guerra e di massacro di stiano dando abbastanza ragione, però rispettiamo il punto di vista di Meloni. Secondo la premier bisogna tenere un livello di equilibrio fra i due belligeranti in modo da arrivare a una pace più giusta. Quindi noi facciamo sapere che non siamo d’accordo, ma poi in una coalizione non è che deve vincere sempre quello che dice no oppure è in minoranza”.

Riguardo al Medio Oriente, da convinto sostenitore di Trump, Borghi aggiunge. “Negli anni di presidenza di Trump i conflitti sono stati interrotti per la maggior parte dei casi con una moral suasion che evidentemente è stata efficace, invece la politica a parole pacifista dei democratici ha portato alla situazione attuale – dice – Quindi abbiamo già visto che con Trump è più complicato far guerre perché forse lui è stato convincente in passato nel far capire che gli scenari di guerra non sarebbero stati ben visti da parte degli americani”.

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