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Chi era Saman Abbas, la 18enne uccisa per essersi ribellata al matrimonio combinato. La storia: dal femminicidio all’arresto della madre

Chi era Saman Abbas, la 18enne uccisa per essersi ribellata al matrimonio combinato. La storia: dal femminicidio all’arresto della madre
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Nata il 18 dicembre 2002 nel villaggio di Mandi Bahauddin, Saman Abbas è stata uccisa a 18 anni, nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021, a Novellara, in provincia di Reggio Emilia. Saman si era trasferita in Italia all’età di 14 anni, sognava una vita diversa da quella che la sua famiglia aveva deciso per lei. Si era innamorata di un ragazzo italiano e non voleva sposare suo cugino in Pakistan. Nel luglio del 2020 si ribella e chiede aiuto ai servizi sociali, denunciando le minacce e le violenze subite in casa perché aveva rifiutato quel matrimonio combinato.

Secondo quanto emerso durante il processo a causare l’omicidio, per i giudici, non sarebbe stato solo il no al matrimonio ma anche la scoperta, da parte dei genitori, che la 18enne “stava progettando di fuggire nuovamente” con il suo fidanzato. “Ciò che contava” per la famiglia della ragazza “era dissuaderla dall’andare nuovamente via di casa, non chi si sposasse”. Per la Corte è la fuga la chiave del movente, comportamento ritenuto “grave per la loro cultura”. Il cadavere della giovane venne ritrovato un anno e mezzo dopo in una fossa in un casolare a mezzo chilometro da dove viveva. A indicare il luogo di sepoltura dei resti è lo zio Danish Hasnain. Il corpo è in una fossa profonda circa due metri.

Per il riconoscimento servono il test del Dna e l’accertamento di un’anomalia dentaria di Saman. Il primo maggio 2021, il giorno dopo il delitto, i genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, erano fuggiti in Pakistan. I primi a essere individuati sono stati gli altri tre parenti, fuggiti in Europa tra Francia e Spagna. Il cugino Ikram Ijaz (fine maggio 2021 su un pullman francese), poi lo zio Danish Hasnain, 22 settembre, a Nord di Parigi, e quindi l’altro cugino, Nomanhulaq Nomanhulaq, a febbraio 2022, a Barcellona. Il padre di Saman è stato arrestato a metà novembre del 2022. Durante il processo i genitori di Saman sono stati condannati all’ergastolo per il suo femminicidio, lo zio, Danish Hasnain, ha avuto una condanna di 14 anni, mentre sono stati assolti i cugini, Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq per non “aver commesso i fatti” ed è stata ordinata l’immediata scarcercazione.

A novembre del 2022 per l’omicidio di Saman è stato arrestato il padre dopo un anno e mezzo di latitanza. Nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre 2023 è stato estradato in Italia. All’appello mancava solo la mamma, che ora è stata arrestata. Per i giudici della Corte d’Assise di Reggio Emilia la donna ha “partecipato attivamente” ai “momenti in cui si è decisa la sorte” della figlia e “la decisione di uccidere la ragazza” è “stata concordata dai genitori nel corso delle telefonate con Danish Hasnain (lo zio, ndr)”, tanto che nelle 612 pagine che compongono l’ossatura delle carte del processo, si legge che “si può affermare con sconfortante certezza che gli imputati, Shabbar Abbas (il padre, ndr) e Nazia Shaheena abbiano letteralmente accompagnato la figlia a morire”.

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