Mattinata sui mercati caratterizzata da un doppio record nelle commodities. L’oro ha aggiornato il suo massimo storico, scambiato a 2.448,22 dollari l’oncia (31,1 grammi) con un aumento dell’1,4%. Pare che c’entri la morte del presidente iraniano Ebrahim Raisi, precipitato con l’elicottero che lo trasportava. L’incidente ha sollevato preoccupazioni per nuove tensioni in Medio Oriente, spingendo il bene rifugio. Massimo storico anche per dopo mesi di tensione sui mercati delle materie prime. Sulla piazza di Londra le quotazioni hanno superato per la prima volta oggi la soglia di 11mika dollari a tonnellata, con un rialzo del 4%. Un tempo le quotazioni del rame erano strettamente legate all’andamento dell’economia cinese (la Cina è di gran lunga la prima utilizzatrice di questo metallo).

A spingere ora i prezzi è però il timore di una prossima carenza del metallo, richiestissimo per la transizione verde sia dalle industrie automobilistiche che da quelle delle rinnovabili. C’è però anche molta speculazione. La domanda attuale è ancora relativamente modesta, anche a causa del rallentamento cinese, in particolare del suo settore immobiliare. La metà della domanda globale di rame proviene dalla Cina, il 15% dall’Europa e il 7% dagli Usa. I primi produttori sono invece Cile, Perù e Repubblica democratica del Congo. L’utilizzo ai fini di transizione verde potrebbe sì crescere fino a raddoppiare nel 2035 (stando ad alcune previsioni) ma per ora l’incremento è lento.

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