di Riccardo Bellardini

Dal Mattino di Padova arrivano notizie che aggiungono un nuovo capitolo all’inquietante deriva autoritaria del governo sfascista meloniano. Nessuno scherzo, tutto vero!

Anno due del ventennio, o forse trentennio, chissà. Tra campi larghi, stretti, campi fantasma, bisticci, e marachelle varie, non si vede neanche un lembo d’ombra di qualcosa che si possa definire sinistra, solo qualche singulto, a volte, come pioggia intermittente, continuiamo a sperare che qualcosa si smuova, che un’alternativa si palesi, com’era ai tempi di San Silvio.
Ma per ora, l’unico campo libero è quello che si apre maestoso davanti a Giorgia e i suoi Fratelli d’Italia: verso l’abisso e oltre!

Edoardo Fioretto, collaboratore del Mattino, a Padova, stava facendo il suo lavoro.
Documentava un blitz degli attivisti di Ultima Generazione, pronti ad andare in scena a Palazzo Zabarella. Quei delinquenti che imbrattano quadri, che bloccano strade impedendo al cittadino medio ligio di andare a laurà! Proteste flaccide, da mollaccioni, scansafatiche, non come quelle degli agricoltori, muscolosi, belli tronfi e aitanti, sui loro trattori val la pena piantare i nuovi fasci di combattimento!

Ebbene Edoardo Fioretto s’è ritrovato in questura, fermato insieme a quegli attivisti. Filmava, documentava quello che facevano, la loro protesta, la loro insofferenza e resistenza di fronte ai cambiamenti estremi del clima che la nostra specie dominatrice ha causato. Ha trascorso cinque ore là dentro. Non poteva telefonare, sentire nessuno, non poteva chiamare il suo avvocato. Cosa avrà fatto di così grave e pericoloso? Narcotrafficante tra i più ricercati? Terrorista? Dittatore sottoposto a mandato di cattura internazionale? No, peggio: giornalista!

Mesi fa accadde pure a Messina. Un collaboratore di Repubblica entrò dentro un buco nero di ore in cui rimase isolato dal mondo. Le forze dell’ordine lo trattennero in questura rilasciandolo senza contestazioni, come stavolta. Ma forse la contestazione è questa, indiretta, implicita, sottintesa, ma pregnante, legittimante ogni limitazione di libertà: giornalista! Uno che informa, che filma la realtà e la rilegge con occhio critico stimolando riflessioni e arginando l’ignoranza. Che cosa c’è di più pericoloso ai tempi dell’aberrazione istituzionalizzata?

Il governo sfascista non può vivere con troppi occhi critici a scrutarlo, a selezionare i suoi scempi, le sue tragicomiche vampate di verve cazzara alternata a pulsione autoritaria. Lui vive nella nebbia delle coscienze, ci sguazza.

Ed ecco quindi la ciliegina sulla torta, Gianni Berrino che propone l’emendamento sublime al ddl sulla diffamazione: carcere fino a quattro anni e mezzo per questi pericolosi barbari. Addirittura gli alleati di maggioranza sono stati assaltati da dubbi. “Non staremo a fa ‘na cazzata?”, la domanda sibillina è balzata alle menti dei nostalgici del cavaliere e dei seguaci del felpato Salvini. E infatti gli emendamenti vengono ritirati.

Ma forse Fratelli d’Italia è un passo avanti. Va oltre e forse proporrà di peggio. Mostra capacità di comprensione della realtà ben oltre la media. Ha individuato il male dei nostri tempi. Si lancia in idee temerarie fregandosene delle conseguenze. Così fanno i visionari, gli innovatori. Il mondo li crede pazzi, ma loro vanno avanti!

Il motto che aleggia per l’Italia emanato dalle alte sfere governative è uno solo, categorico e impegnativo per tutti, e non può essere scalfito da un qualsiasi giornalista scalmanato: ignorare! E ignoreremo!

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