Si fanno sentire anche sui mercati le ripercussioni dell’aumento delle tensioni in Medio Oriente dopo l’attacco israeliano in Siria. Ne beneficia l’oro, spesso usato come bene rifugio, che fissa un record a 2.283 dollari l’oncia (31,1 grammi). Nell’ultimo mese le quotazioni sono salite dell’11% anche per effetto degli acquisti provenienti dalla Cina. Corrono anche i prezzi del petrolio. Il Brent, greggio estratto nel mare del Nord che fa da riferimento per gli scambi europei, passa di mano a Londra a 89 dollari al barile, si tratta del valore più alto da circa 5 mesi. Il Wti americano supera gli 85 dollari, anch’esso ai massimi dallo scorso ottobre. Il petrolio risente anche dei tagli di produzione programmati dall’Opec+ e, in misura per ora modesta, degli attacchi ucraini alle raffinerie russe. Il prossimo mese le esportazione russe di gasolio dovrebbero diminuire di circa un quinto. Incidono anche le difficoltà di transito delle petroliere nel mar Rosso. Deboli i mercati azionari. Londra perde in lieve calo, Parigi e Francoforte cedono quasi l’1% così come Milano. A New York S&P500 in flessione dello 0,8%. Stabile il cambio euro- dollaro.

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