Dopo l’attacco israeliano al consolato iraniano a Damasco, in Siria, è arrivata la reazione di Teheran. Il ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian su X ha messo sotto accusa le responsabilità degli Usa: “Un messaggio importante è stato inviato al governo americano, in quanto sostenitore del regime sionista”, ha scritto. “L’America deve essere ritenuta responsabile dell’attacco”. Poco dopo ha parlato anche lo stesso presidente iraniano Ebrahim Raisi, affermando che “il crimine codardo non rimarrà senza risposta”, si legge sul sito web del suo ufficio. “Dopo ripetute sconfitte e fallimenti davanti alla fede e la volontà dei combattenti del Fronte della Resistenza, il regime sionista ha messo in agenda gli omicidi ciechi”. Stando inoltre a quanto riferito dal ministro degli Esteri Amirabdollahian, l’Iran ha convocato questa mattina l’incaricato d’affari dell’ambasciata svizzera che rappresenta gli interessi americani in Iran e ha sottolineato la responsabilità dell’amministrazione Usa nell’attacco. Parole di guerra sono uscite anche dalla bocca della Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei che promette: “Il malevolo regime di Israele sarà punito per mano dei nostri coraggiosi uomini”. Mentre l’alleato russo definisce quello di Damasco “un atto di aggressione” e una “violazione della legge internazionale”, secondo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

Il raid delle forze pro Iran – Poche ore dopo un drone militare lanciato da forze irachene filo-iraniane ha preso di mira la base militare Usa in Siria, a Tanf, al confine con Iraq e Giordania. Lo ha riferito l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria a conferma di quanto affermato da altri media locali. Secondo le fonti, il drone è stato abbattuto in volo dalla contraerea Usa e non ci sono stati né vittime né danni. Si tratta del primo attacco delle forze irachene filo-iraniane contro una base Usa dopo la tregua negoziata tra Iran e Stati Uniti a metà febbraio scorso. Questo attacco arriva meno di 24 ore dopo dopo il raid attribuito a Israele sulla sede consolare iraniana a Damasco e nel quale sono stati uccisi, tra gli altri, alti ufficiali dei Pasdaran.

Anche l’altra milizia alleata dell’Iran, gli Houthi yemeniti, ha risposto al bombardamento israeliano sul consolato di Teheran in Siria lanciando un drone armato contro una zona meridionale di Israele tra l’aeroporto Ramon e il porto di Eilat, sul Mar Rosso. L’attacco non ha comunque provocato vittime. Secondo l’Idf il velivolo non ha però colpito in terra israeliana, ma probabilmente in Giordania.

Il consiglio di sicurezza Onu – La tensione, mentre a Gaza sette operatori umanitari sono stati uccisi mentre distribuivano gli aiuti, in Medioriente è sempre più alta. Hezbollah, il movimento filo-iraniano in Libano ha affermato che Israele pagherà per il raid. “Certamente, questo crimine non passerà senza che il nemico sia oggetto di punizione e vendetta”, si legge in un comunicato. Nella notte il primo vice rappresentante permanente russo presso l’Onu Dmitry Polyansky ha annunciato che “il Consiglio di Sicurezza dell’Onu terrà oggi una riunione aperta”, richiesta proprio da Mosca. “Gli iraniani si sono rivolti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per condannare questa azione. A seguito della loro lettera, abbiamo richiesto un briefing aperto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La presidenza maltese l’ha fissato per le 15:00 ora di New York (le 21:00 in Italia, ndr) del 2 aprile”, ha affermato Polyansky sui social media.

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “condanna” l’attacco contro l’Iran e riafferma che “il principio dell’inviolabilità delle sedi e del personale diplomatico e consolare deve essere rispettato in ogni caso in conformità con il diritto internazionale”. In una nota del portavoce, Stephane Dujarric, “invita tutti gli interessati a esercitare la massima moderazione ed evitare un’ulteriore escalation. Qualsiasi errore di calcolo potrebbe portare a un conflitto più ampio in una regione già instabile, con conseguenze devastanti per i civili”.

L’Europa “allarmata” – Il portavoce della Commissione Ue, Peter Stano, ha detto che da Palazzo Berlaymont sono “allarmati. La nostra posizione è che in questa situazione già molto tesa spesso è davvero importante, nella migliore delle ipotesi, mostrare moderazione. Un’ulteriore escalation nella regione non è nell’interesse di nessuno”.

Il raid del primo aprile – Il primo aprile Israele ha colpito Damasco, centrando un edificio del consolato iraniano e uccidendo diversi pasdaran, tra cui il generale Mohammad Reza Zahedi e il suo vice. Un obiettivo considerato il più importante dopo la morte di Soleimani: il comandante della Forza Quds e responsabile per la Siria ed il Libano era la testa di ponte tra Teheran e gli Hezbollah e, probabilmente, l’uomo che garantiva le armi iraniane al partito di Dio. L’operazione però, rischia di innescare la vendetta degli ayatollah: “La risposta sarà dura”, ha ammonito l’ambasciatore iraniano in Siria Hossein Akbari. Il raid ha colpito la sede consolare – accanto all’ambasciata – nel quartiere di Mezzeh, dove sono ospitate diverse ambasciate straniere e edifici dell’Onu. Immagini e commenti apparsi su web hanno indicato un edificio “spianato”, all’interno del quale si trovava Zahedi e, secondo alcune informazioni apparse sui media israeliani e iraniani, il suo vice, Mohammad Hadi Rahimi.
Zahedi era il più alto ufficiale dei pasdaran, al comando delle operazioni per la Siria e il Libano e, secondo alcune fonti in Israele, uno degli uomini chiave dell’apparato militare di Teheran nella zona. Secondo l’ambasciatore Akbari, l’obiettivo è stato colpito “da caccia F-35 con sei missili”. L’agenzia di stato siriana, la Sana, ha affermato che i sistemi di difesa militare hanno contrastato l’attacco israeliano, abbattendo alcuni dei missili.

La giustificazione di Gallant – Il primo esponente del governo Netanyahu a prendere pubblicamente la parola dopo il bombardamento di Damasco è il ministro della Difesa, Yoav Gallant: “Stiamo lavorando ovunque per impedire il rafforzamento dei nostri nemici – ha detto in commissione alla Knesset – Il nostro obiettivo è esigere un prezzo molto alto per qualsiasi azione contro Israele”.

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