Mentre il governo annuncia un tavolo comune del ministero della Salute e del ministero della Famiglia, promosso dai ministri Orazio Schillaci ed Eugenia Roccella, sulla disforia di genere dei minori, le associazioni e i collettivi di persone trans – con una nota congiunta – esprimono la loro “perplessità”, per una iniziativa “volta a definire in modo verticale e centralizzato i protocolli e le linee guida per l’accesso ai percorsi di affermazione di genere delle giovani persone trans e non binarie”. Per questo chiedono di essere convocati.

Un tavolo che sarà composto “da tecnici ed esperti” – hanno scritto in una nota i due ministeri – “finalizzato all’elaborazione di nuove specifiche linee di indirizzo, alla luce di una ricognizione della letteratura scientifica e delle esperienze di altri Paesi che, dopo aver promosso una pratica estensiva di questi farmaci, stanno rivedendo le proprie posizioni”. Il governo, così, punta il dito in particolare contro l’utilizzo della triptorelina, il farmaco bloccante della pubertà.

“L’istituzione del tavolo tecnico governativo non ha visto, al momento, alcuna interlocuzione con quelle realtà associative che da decenni si occupano della salute delle persone trans”, si legge nel comunicato firmato da diverse associazioni tra cui Movimento Identità Trans, Libellula, Acigay, Mario Mieli, Gay Net, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Casa delle Donne Lucha y Siesta. Secondo uno studio del 2016, ricordano le associazioni, “a fronte del 40% di giovani persone trans a rischio suicidio, la terapia con triptorelina riduce del 70% tale drammatica possibilità”. Inoltre, sottolineano, “nelle giovani persone trans accompagnate nel loro percorso di affermazione e supportate con terapie di sospensione dello sviluppo si riscontra il 60% in meno di casi di depressione e il 73% in meno di pensieri o tentativi di suicidio rispetto a quelle che non ricevono supporto medico nei loro percorsi”.

“Non ci sembra allora logico né scientifico – continua la nota – che il Governo istituisca, in modo unilaterale, un tavolo tecnico volto a legiferare su di noi e sui nostri corpi, ignorando le nostre esperienze e le nostre competenze“. Pertanto, aggiungono i firmatari, “riteniamo doveroso il coinvolgimento diretto delle nostre realtà, onde evitare il rischio che il tavolo possa esser diretto e condotto da chi fino ad oggi ha guidato una crociata ideologica contro la nostra comunità, negando e marginalizzando i bisogni delle persone trans più piccole”, conclude la nota.

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