di Sara Gandini, epidemiologa, e Clementina Sasso, astrofisica

Il motto di Harvard è “Veritas” eppure durante la pandemia qualche professore ha scoperto che battersi per ricercare la verità, partendo dalle proprie competenze, può costare il lavoro. E’ quello che è capitato a Martin Kulldorff, epidemiologo/biostatistico ed ex professore di medicina di Harvard, uno dei luoghi di massimo valore scientifico nell’immaginario comune. Eppure durante la pandemia qui, come tanti in altri luoghi di riferimento della Accademia e della comunità scientifica, era impossibile ragionare con senso critico.

Kulldorff fin da subito si è battuto per dimostrare che, anche se fosse chiaro che il virus si sarebbe diffuso in tutto il mondo, cercare di sopprimerlo con i lockdown sarebbe stato inutile e pericoloso. Nelle sue previsioni e come poi è effettivamente successo, i lockdown avrebbero inflitto enormi danni collaterali, non solo all’istruzione ma anche alla salute pubblica, ritardando altri trattamenti salvavita come quello per il cancro, le malattie cardiovascolari e la salute mentale, tanto che ci occuperemo dei danni inflitti per decenni. I nostri bambini, gli anziani, la classe media, la classe lavoratrice e i poveri di tutto il mondo – tutti ne hanno sofferto, ne soffrono e ne soffriranno per parecchio tempo a causa non della Covid-19 ma della gestione della sindemia. Come è emerso recentemente dai dati del Sistema Emur che si riferiscono agli accessi al pronto soccorso nel triennio 2019-2021, c’è stato un aumento del 30% dei casi per disturbi dell’alimentazione con un numero degli accessi in crescita in particolare per le donne e gli adolescenti.

Era tutto ampiamente prevedibile eppure, nonostante Kulldorff fosse un rinomato professore di Harvard, non riusciva a pubblicare le sue considerazioni sui media mainstream americani. E non era nemmeno l’unico esperto di sanità pubblica che protestava contro le chiusure delle scuole e altre contromisure non supportate da ragioni scientifiche. Insieme alla professoressa Sunetra Gupta dell’Università di Oxford, una delle maggiori esperte mondiali di malattie infettive, e Jay Bhattacharya di Stanford, ha messo in chiaro che non esisteva un consenso scientifico per la chiusura delle scuole e molte altre misure di lockdown. In risposta alla Dichiarazione, gli attacchi diffamatori aumentarono anche a livello internazionale, rendendo qualsiasi pacata e razionale discussione scientifica impossibile.

L’unico paese che si è battuto per dimostrare che c’erano altre strade percorribili ai lockdown è stata la Svezia che ha mantenuto aperte le scuole e gli asili per i suoi 1,8 milioni di bambini, dagli 1 ai 15 anni e ha avuto la più bassa mortalità in eccesso tra i principali paesi europei durante la pandemia e meno della metà rispetto agli Stati Uniti. Le morti da Covid in Svezia sono state al di sotto della media, riducendo anche la mortalità collaterale causata dai lockdown.

L’Italia al contrario è uno dei paesi che più a lungo ha tenuto chiuse le scuole. Solo dopo un lungo lavoro scientifico e svariate battaglie legali siamo riusciti a farle riaprire ad aprile 2021 e le importanti ricerche scientifiche recenti hanno confermato che la scelta è stata corretta. (1, 2, 3, 4)

Anche se la chiusura delle scuole e altri lockdown sono stati la grande controversia del 2020, nel 2021 è emersa una nuova disputa: i vaccini Covid. Per più di due decenni Kulldorff ha aiutato il CDC e la FDA a sviluppare i loro sistemi di sicurezza dei vaccini dopo la commercializzazione. In un recente articolo ha dichiarato che sebbene i vaccini siano un’invenzione medica fondamentale, che permette alle persone di ottenere l’immunità senza il rischio che deriva dal prendere la malattia, bisogna ammettere che pensare che tutti dovessero essere vaccinati a prescindere era scientificamente sbagliato, tanto quanto pensare che nessuno dovesse esserlo. E’ stato confermato che i vaccini Covid sono stati una importante risorsa per le persone anziane e ad alto rischio ma non era etico costringere gli studenti a basso rischio o chi aveva già contratto la Covid a vaccinarsi.

Per ragioni scientifiche, etiche, di salute pubblica e mediche dunque, molti hanno criticato gli obblighi vaccinali. Qualcuno sosteneva che era rischioso vaccinare senza adeguati studi sull’efficacia e la sicurezza i pazienti con particolari tipi di immunodeficienza ad esempio ed era sacrosanto poterne discutere. Secondo Kulldorff, questa posizione ha portato al suo licenziamento da Mass General Brigham e di conseguenza dalla posizione di docente di Harvard.

Molti ora si rendono conto che le chiusure delle scuole e i protratti lockdown sono stati un errore colossale. Persino Francis Collins, genetista che ha guidato il team di ricercatori che ha decifrato il genoma umano, ha riconosciuto l’errore di concentrarsi esclusivamente sulla Covid senza considerare i danni collaterali all’istruzione e agli esiti sanitari non legati ad essa. C’è bisogno di questa onestà intellettuale perché la comunità scientifica possa riacquistare la propria credibilità.

La ricerca scientifica richiede libertà accademica con un dibattito aperto, appassionato ma civile, ed è fondamentale che ci sia indipendenza economica e simbolica. Se in passato sono stati fatti errori gravi, questa riflessione non vuole essere un puntare il dito contro ciò che è stato ma piuttosto un invito a riflettere su quanto accaduto per agire in maniera diversa quando ci troveremo a fronteggiare nuove emergenze.

Un primo risarcimento simbolico potrebbe partire con la petizione per reintegrare Martin Kulldorff alla Harvard Medical School.

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