Dopo le parole di papa Francesco sull’Ucraina e il coraggio della “bandiera bianca” che hanno provocato polemiche e reazioni, interviene il segretario di Stato vaticano cardinale Pietro Parolin: “L’appello del Pontefice è che ‘si creino le condizioni per una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura’. In tal senso è ovvio che la creazione di tali condizioni non spetta solo ad una delle parti, bensì ad entrambe, e la prima condizione mi pare sia proprio quella di mettere fine all’aggressione“. Intanto la guerra sul campo continua e nella giornata di martedì il fronte caldo è al confine tra Ucraina e Russia. I servizi di sicurezza interni russi, Fsb, hanno detto che a partire dal 10 marzo sono stati respinti diversi tentativi di varcare il confine da parte di formazioni ucraine nelle regioni di Belgorod e Kursk e che negli scontri sono stati eliminati “cento soldati nemici, sei carri armati, cannoni semoventi e 20 veicoli blindati”. Kiev, dal canto suo, attribuisce gli attacchi a gruppi militari pro-Ucraina composti da cittadini russi.

Il ministero della Difesa di Mosca ha affermato che nella notte sono stati respinti i tentativi di forze ucraine di penetrare in territorio russo da tre direzioni nelle regioni di Belgorod e Kursk, “dopo intensi bombardamenti su obiettivi civili”. Lo riferisce l’agenzia Ria Novosti. Secondo il ministero, le formazioni di Kiev hanno “cercato di invadere il territorio russo”, ma “avendo subito perdite significative, sono state respinte e non ci sono state violazioni delle frontiere”. In precedenza le milizie paramilitari russe pro-Kiev ‘Libertà della Russia’, il Corpo dei volontari ‘RDK’ e il ‘Battaglione Siberiano’ avevano detto di avere compiuto le incursioni e di essere penetrate nel territorio della Federazione russa.

Andrii Yusov, rappresentante dell’agenzia di intelligence ucraina Gur, ha dichiarato all’Ukrainska Pravda che i gruppi militari coinvolti sono composti da cittadini russi. “Sul territorio della Federazione Russa operano in modo completamente autonomo e indipendente“, ha detto. Le milizie paramilitari partigiane hanno pubblicato dichiarazioni e video sui social network in cui sostengono di trovarsi in territorio russo e dicono di volere “una Russia liberata dalla dittatura di Putin“. Non è però possibile verificare in modo indipendente l’autenticità dei video.

L’intervista del cardinale Parolin
Parolin è intervenuto con una intervista al Corriere.it dopo che nella serata di lunedì Kiev ha annunciato di aver convocato il nunzio per chiarimenti sull’appello di Bergoglio. “Non bisogna mai dimenticare il contesto – precisa Parolin – e, in questo caso, la domanda che è stata rivolta al Papa, il quale, in risposta, ha parlato del negoziato e, in particolare, del coraggio del negoziato, che non è mai una resa. La Santa Sede persegue questa linea e continua a chiedere il “cessate il fuoco”, e a cessare il fuoco dovrebbero essere innanzitutto gli aggressori, e quindi l’apertura di trattative. Il Papa spiega che negoziare non è debolezza, ma è forza. Non è resa, ma è coraggio. E ci dice che dobbiamo avere una maggiore considerazione per la vita umana, per le centinaia di migliaia di vite umane che sono state sacrificate in questa guerra nel cuore dell’Europa. Sono parole che valgono per l’Ucraina come per la Terra Santa e per gli altri conflitti che insanguinano il mondo”.

Alla domanda se ci sia ancora la possibilità di arrivare a una soluzione diplomatica, Parolin, che è anche a tutti gli effetti il capo missione dell’iniziativa umanitaria intrapresa dal cardinale e presidente della Cei, Matteo Zuppi, risponde: “Trattandosi di decisioni che dipendono dalla volontà umana, rimane sempre la possibilità di arrivare a una soluzione diplomatica. La guerra scatenata contro l’Ucraina non è l’effetto di una calamità naturale incontrollabile ma della sola libertà umana, e la stessa volontà umana che ha causato questa tragedia ha anche la possibilità e la responsabilità di intraprendere passi per mettervi fine“.

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