Un questionario anonimo per misurare quanto e come Bologna è cambiata fino a ora. Dal 15 febbraio Cgil Bologna e Imola e Ires Emilia-Romagna, in collaborazione con Piazza Grande, Reti studentesche e Arci, promuovono “un’inchiesta sociale dal basso” volta a comporre una fotografia di una Bologna che sta cambiando e costruire un “punto di vista alternativo e indipendente” sulle trasformazioni della città.

I temi di “Città del lavoro o della rendita?” sono diversi: precarietà nel lavoro, difficoltà di accesso ai servizi pubblici come sanità, trasporti, istruzione, impennata del prezzo degli affitti e dell’inflazione. “Con la distribuzione dei questionari – spiega a Ilfattoquotidiano.it Michele Bulgarelli, segretario della Camera del Lavoro di Bologna – cerchiamo di valutare l’entità di queste problematiche, di queste trasformazioni sociali, con l’obiettivo di evitare che diventino delle fratture”. La punta dell’iceberg – continua Bulgarelli – “sono gli infermieri che si dimettono perché il costo della vita è troppo alto in città o gli insegnanti che non prendono il posto a Bologna perché il mercato dell’abitare è soggetto a forti speculazioni. Come Cgil non possiamo stare fermi, se facciamo da spettatori a queste trasformazioni sociali rischiamo che nel giro di qualche anno la città cambi volto”.

La partecipazione al questionario è volontaria e vuole essere il più inclusiva possibile, lo possono compilare tutti sia su carta che online tramite i QR code distribuiti in diversi luoghi della città. Da poco si è svolta la prima compilazione fuori dalle mura della sede sindacale presso le Cucine Popolari di Bologna, proprio perché “una delle ragioni dell’inchiesta è quella di dare voce a chi nei dati ufficiali non compare e per avere prospettive alternative e più interessanti”, afferma Bulgarelli.

I dati permetteranno di fare chiarezza sull’impatto del caro-vita, caro-abitazione e caro-scuola sulla vita di ogni cittadino e saranno raccolti fino a giugno, per poi “essere restituiti alla cittadinanza in diversi momenti pubblici e utilizzati dal sindacato e dalle associazioni nel confronto con gli enti locali”, chiarisce Bulgarelli. Nella speranza di costruire delle soluzioni dal basso, è importante “non riprodurre dati già esistenti altrove” e per questo “non saranno presenti domande le cui risposte sono reperibili da altri database: l’obiettivo è di indagare quello che le statistiche ufficiali non raccontano e di produrre conoscenza che sia utile alla contrattazione”, specifica il segretario.

Sulla struttura del questionario è intervenuto Gianluca De Angelis, ricercatore dell’Ires Emilia-Romagna: “Per essere precisi i questionari sono tre: uno per chi è in età attiva, noi lo chiamiamo lavoro e non lavoro, uno per chi studia, con una componente per chi studia e lavora, e uno per chi è in pensione”. “Le parti centrali specifiche per queste categorie sono differenti, poi ci sono temi traversali che riguardano tra le altre cose il tipo di casa; quindi, se è collocata in centro o in periferia, se è di proprietà o se è in affitto, l’adeguatezza dell’abitazione alle esigenze individuali, i costi”, chiarisce De Angelis. “Oltre a questo, sono presenti anche alcune domande sulla ricerca della casa alla luce del fatto che nel Bolognese vediamo che da un lato la città metropolitana cresce in numero di abitanti, mentre il comune di Bologna diminuisce”.

Per quanto riguarda i servizi è presente il tema del digital divide, dell’attivismo e del volontariato sia agito che goduto, il tema della scuola e dell’università per quanto riguarda i costi ma anche la scelta degli enti e dei corsi “con lo scopo di capire se la scelta della scuola ha a che fare per esempio con la disuguaglianza territoriale”, afferma De Angelis. Similmente è trattato il tema dei servizi per la salute e il tema della mobilità; quindi, quali sono i mezzi utilizzati per andare al lavoro o a scuola, ma anche quale tipo di trasporto si usa per raggiungere le attività ludiche e di svago con l’aggiunta di una domanda su che cosa potrebbe favorire l’utilizzo dei mezzi pubblici. Un capitolo è invece legato ai sostegni al reddito e le rendite, con una domanda che riguarda la possibilità o meno di affrontare una spesa imprevista di 850 euro, considerata dall’Istat la soglia sotto la quale si può parlare di povertà relativa.

Nella parte finale del questionario è presente una domanda libera che riguarda l’individuazione, se presente, di un tema giudicato importante che non è stato trattato o approfondito adeguatamente: “Fino a ora ciò che emerge è che le persone hanno molto bisogno di parlare di certi argomenti”, spiega De Angelis. A distanza di venti giorni dall’inizio della raccolta “sono pervenute circa 880 risposte – conclude il ricercatore – e si tratta dei questionari completi quindi già utilizzabili, mentre quelli ancora aperti sono circa 1.180. Le interviste raccolte sono state ottenute ai banchetti, via social e volantinaggi, ma a breve partiranno assemblee nei luoghi di studio e di lavoro”.

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