Attualità

Le statue di Olindo Romano e Rosa Bazzi in piazza a Erba, l’artista contro “le dinamiche spettacolari dell’aberrante teatrino mediatico”

di F. Q.

Una provocazione e allo stesso tempo una polemica a due giorni dall’udienza in cui si discuterà la revisione del processo per la strage di Erba. Due sculture a grandezza naturale che rappresentano Rosa Bazzi e Olindo Romanocondannati in via definitiva per il massacro dell’11 dicembre 2006 – sono state posate nella notte (e poi tolte qualche ora dopo) sotto il portico di piazza del mercato a Erba, a poche decine di metri da via Diaz, dove Raffaella Castagna, il figlio Youssef, sua madre Paola Galli e la vicina Cherubini furono trucidati a sprangate e coltellate.

L’iniziativa è dell’artista Nicolò Tomaini, che sui social ha spiegato le motivazioni del gesto. L’installazione, dal titolo ‘The lovers”, rappresenta i coniugi, piuttosto somiglianti, con gli abiti con cui erano stati ripresi. I coniugi sono messi l’uno di fronte all’altro davanti a una videocamera rivestita in oro, ritratti nella posa della performance con arco e freccia di Marina Abramovic e Ulay ‘Rest energy’. La rappresentazione è stata poi tolta direttamente dagli autori, tanto che questa mattina già non c’era più nulla. Le fotografie sono state postate su Instagram e Facebook. “Mi scuso fin da subito se verrà urtata la sensibilità di qualcuno – ha scritto Tomaini sui social – ma il fine del lavoro è quello di smascherare le dinamiche spettacolari dell’aberrante teatrino mediatico a cui le vittime stesse sono state sottposte”.

Un’invettiva contro la spettacolarizzazione rappresenta dalla telecamera color oro dunque. “Il processo, la ricostruzione che in esso è emersa delle vicende, la cronaca giudiziaria e la narrazione mediatica dei fatti non sono altro che alcuni dei passaggi attraverso cui nella percezione sociale si compie l’inversione del rapporto tra la realtà delle cose e la sua rappresentazione. Il falso prende il posto del vero – sostiene lo scultore – la copia quello dell’originale, mentre la vita, i sensi, le passioni, e più in generale tutto ciò che dovrebbe animare l’esistenza umana si azzerano, per lasciare il posto alla mortifera stretta di una rassegnata ubbidienza…. E poi due figure, Olindo e Rosa, tanto adatti al ruolo che sono destinati a ricoprire da sembrare inventati apposta per la bisogna, generati e non creati dalla stessa sostanza dei media. E poi il processo che, nelle sue varie fasi, serve a focalizzare l’attenzione mediatica: quello che nell’idea di partenza era pensato come lo strumento con cui raccogliere e vagliare i singoli elementi frammentati, lo sviluppo progressivo di una serie di attività ed eventi, un processo, appunto, per giungere a una verità data dalla visione d’insieme, si trasforma in una sequenza di “notizie”, di “informazioni”, di suggestioni sensazionalistiche”.

Le statue di Olindo Romano e Rosa Bazzi in piazza a Erba, l’artista contro “le dinamiche spettacolari dell’aberrante teatrino mediatico”
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