Il tentativo di negoziato tra Invitalia e ArcelorMittal è agli sgoccioli. I legali dei soci di Acciaierie d’Italia hanno ripreso il confronto giovedì attorno a mezzogiorno ma la situazione è incagliata e le possibilità che si arrivi a un accordo sono giudicate scarse, tanto che l’amministrazione straordinaria per l’ex Ilva resta l’ipotesi principale. Il socio pubblico ritiene che Mittal stia sostanzialmente bluffando e le posizioni esposte negli incontri di lunedì e martedì starebbero lì a testimoniarlo: una manleva sull’operato dei vertici, a iniziare dall’amministratrice delegata Lucia Morselli, e il no a una due diligence dei conti con l’accesso alla dataroom solo in presenza di un nuovo management.

L’ultimo miglio del negoziato
Gli avvocati ingaggiati (gli studi Chiomenti per Invitalia e Gianni-Origoni-Grippo per Mittal) tengono un filo aperto, ma se non ci sarà un cedimento entro le prossime 48-72 ore, Invitalia ha pronta la lettera da inviare al ministero delle Imprese per chiedere l’avvio dell’amministrazione straordinaria che, come anticipato da Il Fatto Quotidiano, sarebbe comunicata ai sindacati nell’incontro di lunedì a Palazzo Chigi. E in vista del naufragio della trattativa, il governo si sta già muovendo per comporre una terna di commissari destinato a gestire l’acciaieria fino all’ingresso di un nuovo socio, si spera nel minor tempo possibile.

L’ispezione fallita
Le casse dell’Ilva sono a secco, i soldi bastano a malapena per arrivare a fine mese e la produzione è ai minimi storici. La preoccupazione per lo stato degli impianti è alta. Il siderurgico di Taranto e gli altri stabilimenti sono ancora di proprietà di Ilva in as ma i tre commissari non hanno contezza di quale salute godano. Lo scorso 2 febbraio hanno tentato un’ispezione, chiusa in poco tempo di fronte al diniego dei vertici di AdI a fornire i dati richiesti relativi a produzione e giacenze. Una ricostruzione smentita da Acciaierie d’Italia che accusa a sua volta i commissari, come ha detto l’ad Morselli in Senato, di non aver voluto visitare l’impianto.

La lettera
A giudicare da una lettera invitata il 13 febbraio da Ilva in amministrazione straordinaria ad Acciaierie d’Italia, la visita sarebbe andata diversamente. In quattro pagine – che Il Fatto ha potuto visionare – tutto sarebbe saltato per i rifiuti opposti dai manager di Adi: “In assenza delle informazioni preliminari richieste (…) continuare l’ispezione sarebbe stato del tutto inutile, posto che il team ispettivo non sarebbe stato in grado di verificare lo stato di conservazione degli impianti e la conformità della gestione al piano industriale concordato”, è la premessa dei commissari Francesco Ardito, Alessandro Danovi e Antonio Lupo.

Tutte le richieste disattese finora
I tre ricordano come AdI non abbia “ancora consegnato i Programmi delle manutenzioni”, tanto da spingere Ilva in as a presentare ricorso al Tribunale di Milano per ottenere la consegna coattiva né siano ancora stati comunicati i dati richiesti “neppure nell’ambito dei report trimestrali funzionali ai monitoraggi contrattuali”. I commissari vorrebbero avere tra le mani, tra gli altri, i dati della produzione a gennaio e il programma di febbraio, la quantità di materie prime a disposizione e il volume delle giacenze di semilavorati, nonché quali impianti sono in marcia a Taranto, Genova, Novi Ligure e Racconigi.

“Fuori i dati entro venerdì”
Numeri che ad avviso dei commissari “non è verosimile” che non siano in possesso dei manager poiché il direttore dello stabilimento, proprio durante l’ispezione poi interrotta, “ha chiarito” che “erano a disposizione del Cda”. Per tutti questi motivi, i commissari hanno invitato a trasmettere i dati “entro tre giorni lavorativi”, cioè venerdì 16, così da “consentirci di valutare l’opportunità di riprendere le attività ispettive”, che erano state sollecitate dal ministero delle Imprese dopo l’allarme dei sindacati sul lento spegnimento dell’acciaieria.

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