I vertici di Acciaierie d’Italia, espressione di ArcelorMittal, fanno muro anche con i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria degli impianti di Taranto. I commissari – inseguiti all’esterno da un gruppo di imprenditori dell’indotto che partecipava al sit-in delle aziende fornitrici – sono stati costretti a interrompere la loro ispezione nello stabilimento, avviato dopo le sollecitazioni del governo preoccupato per un solo altoforno in marcia e oltretutto al minimo, perché il management si è rifiutato di fornire qualsiasi dettaglio sulla produzione. “Non sono state date informazioni sull’attuale produzione” e ai due commissari presenti – Antonio Lupo e Francesco Ardito – insieme al dirigente Giancarlo Quaranta è stato ‘rimproverato’ di aver sostanzialmente sconfinato le loro prerogative, perché “la fornitura di dati relativi alle quantità di materie prime presenti in magazzino è esclusiva competenza del Cda”.

Non è affare loro, insomma. Si tratta dell’ennesimo strappo da parte dei manager della società, partecipata da Invitalia ma i cui vertici operativi sono saldamente in mano a Mittal, mentre è in corso la battaglia legale per evitare l’amministrazione straordinaria. Nei giorni scorsi era stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a sollecitare un intervento di Invitalia e dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria al fine di garantire la continuità produttiva dopo le segnalazioni dei sindacati che denunciavano il progressivo spegnimento degli impianti.

Di fronte al rischio di blocco totale paventato dalle sigle metalmeccaniche e al rallentamento delle forniture e delle attività degli altiforni (attualmente è in marcia solo l’Afo4), i commissari di Ilva avevano richiesto ad Acciaierie d’Italia “aggiornamenti urgenti circa lo stato di funzionamento degli impianti degli stabilimenti, le iniziative in corso di svolgimento e la necessità di una loro visita ispettiva”, prevista dal contratto firmato nel 2017. Avevano inoltre ricordato in una lettera visionata da Il Fatto Quotidiano come l’impianto “sarebbe prossimo al collasso, al punto che la situazione, ove non intervengano immediate azioni correttive, potrebbe portare alla distruzione delle cokerie e degli altiforni ancora attivi, impedendo, o comunque rendendo molto più oneroso il successivo riavvio della produzione”.

Ad ammettere che la produzione sia ulteriormente rallentata rispetto alle scorse settimane era stata la stessa amministratrice delegata Lucia Morselli nel ricorso presentato al Tribunale di Milano per inibire Invitalia dalla richiesta di amministrazione straordinaria. Addossando la colpa alle “continue esternazioni” del governo riguardo alla volontà di estromettere il socio privato, si legge nel ricorso, non è al momento possibile mantenere “i livelli produttivi che possano consentire una normale profittabilità, potendo acquistare solo un volume ridotto di materie prime”. Motivo per il quale il ciclo è attualmente in perdita. Quando i commissari sono usciti dallo stabilimento ci sono stati anche momenti di tensione con alcuni imprenditori dell’indotto che partecipava al sit-in. Lupo e Ardito sono stati seguiti da un gruppetto di loro e uno ha alzato due bidoni vuoti ricorrendoli. L’imprenditore, Vladimiro Pulpo, è stato poi bloccato da altri colleghi presenti e l’auto con a bordo i commissari è poi andata via seguita da mezzi delle forze dell’ordine.

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