Più di mille persone sono morte sul lavoro in Italia nel 2023. Sono 1.041, secondo gli open data provvisori resi noti dall’Inail, l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro. Un dato in lieve calo rispetto all’anno precedente, il 2022, in cui erano state denunciate 1.090 morti sul lavoro, ma che conferma l’emergenza sicurezza più volte raccontata dal Fattoquotidiano.it. Rispetto al 2022 solo peraltro calati solo i casi mortali in itinere, scesi da 300 a 242, mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro passano da 790 a 799. La riduzione ha riguardato il settore Industria e servizi (da 936 a 884 decessi), mentre l’Agricoltura vede salire gli incidenti mortali da 118 a 119 e il Conto Stato da 36 a 38.

Nel 2023 si registra, rispetto al 2022, una riduzione delle denunce di infortunio complessive (dovuta quasi esclusivamente al notevole minor peso dei casi di contagio da Covid-19), ma una crescita delle malattie professionali. Gli infortuni denunciati all’Inail entro il mese di dicembre 2023 sono stati 585.356, in calo rispetto ai 697.773 del 2022 (-16,1%), in aumento rispetto ai 555.236 del 2021 (+5,4%) e ai 554.340 del 2020 (+5,6%), e in diminuzione rispetto ai 641.638 del 2019 (-8,8%). A livello nazionale i dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano nel 2023 rispetto al 2022 un decremento dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati dai 607.806 del 2022 ai 491.165 del 2023 (-19,2%), mentre quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, hanno fatto registrare un aumento del 4,7%, da 89.967 a 94.191.

Gli open data pubblicati sono provvisori e il confronto richiede cautele, in particolare rispetto all’andamento degli infortuni con esito mortale, soggetti ai tempi di trattazione delle pratiche, sottolinea l’Inail, auspicando che si attenda il consolidamento dei dati dell’intero 2023, con la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia. Per un confronto più corretto e puntuale si dovrà fare riferimento alla Relazione annuale dell’Istituto, in occasione della quale saranno diffusi gli open data annuali con l’aggiornamento al 30 aprile 2024 del quinquennio 2019-2023, più consolidati di quelli mensili rilevati al 31 dicembre di ciascun anno.

I settori – A dicembre di quest’anno il numero degli infortuni sul lavoro denunciati ha segnato un -19,8% nella gestione Industria e servizi (dai 578.340 casi del 2022 ai 463.950 del 2023), un + 0,4% in Agricoltura (da 25.999 a 26.096) e un +2,0% nel Conto Stato (da 93.434 a 95.310). Si osservano decrementi degli infortuni in occasione di lavoro in diversi settori produttivi, in particolare l’Amministrazione pubblica, che comprende l’attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e gli amministratori regionali, provinciali e comunali (-54,8%), la Sanità e assistenza sociale (-51,2%) – su cui influisce la fine dell’emergenza pandemica – e il Trasporto e magazzinaggio (-37,2%). Crescono invece le denunce per alcuni settori del comparto manifatturiero, come quelli delle bevande (+24,9%), della fabbricazione di autoveicoli (+22,0%), della riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature (+8,7%), dell’abbigliamento (+5,4%), ma anche nella fornitura di acqua-reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento (+14,3%), nelle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+4,4%) e nelle costruzioni (+4,1%).

La fotografia – Si registra una diminuzione delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese: più consistente al Sud (-20,6%) e nel Nord-Ovest (-19,6%), seguiti da Isole (-18,6%), Centro (-15,9%) e Nord-Est (-9,9%). Tra le regioni con i maggiori decrementi percentuali si segnalano la Campania, la Liguria, il Molise e il Lazio. Il calo che emerge dal confronto del periodo gennaio-dicembre 2022 e 2023 è legato sia alla componente femminile, che registra un -27,6% (da 286.522 a 207.484 casi denunciati), sia a quella maschile, che presenta un -8,1% (da 411.251 a 377.872). Il decremento ha interessato sia i lavoratori italiani (-18,9%) sia quelli comunitari (-13,7%) ed extracomunitari (-0,1%). L’analisi per classi di età rileva diminuzioni in tutte le fasce, a eccezione di quella degli under 20 (dove circa nove infortuni su 10 riguardano gli studenti) che registra un +11,7%.

I casi mortali – Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel 2023 sono state 1.041, 49 in meno rispetto alle 1.090 registrate nel periodo gennaio-dicembre 2022 (-4,5%), 180 in meno rispetto al 2021, 229 in meno rispetto al 2020 e 48 in meno rispetto al 2019. Dall’analisi territoriale emergono cali nel Nord-Ovest (da 301 a 270 casi), nel Nord-Est (da 245 a 233) e al Centro (da 225 a 193) e incrementi al Sud (da 235 a 255) e nelle Isole (da 84 a 90). Le regioni che presentano i maggiori aumenti sono Abruzzo (+15), Friuli Venezia Giulia (+12) e Sicilia (+5), mentre i cali più consistenti sono stati registrati in Toscana (-21), Piemonte (-18) e Veneto (-12).

La flessione rilevata tra il 2022 e 2023 è legata sia alla componente femminile, i cui casi mortali denunciati sono diminuiti da 120 a 86, sia a quella maschile (da 970 a 955). In leggero calo sia le denunce dei lavoratori italiani (da 881 a 837), sia quelle dei comunitari (da 53 a 48). Tra gli extracomunitari i decessi sono stati 156 in entrambi i periodi. Dall’analisi per classi di età si registrano diminuzioni nelle fasce 25-44 anni (da 297 a 256 casi) e 45-59 anni (da 510 a 457) e aumenti tra gli under 25 (da 55 a 75) e tra i 60-74enni (da 211 a 236).

Al 31 dicembre di quest’anno risultano 15 denunce di incidenti plurimi per un totale di 36 decessi, 22 dei quali con mezzo di trasporto coinvolto (stradali, ferroviari, ecc.). Nel periodo gennaio-dicembre 2022 gli incidenti plurimi erano stati 19 per un totale di 46 decessi, 44 dei quali stradali.

Le denunce di malattia professionale – Le denunce di malattia professionale sono state 72.754, circa 12mila in più rispetto allo stesso periodo del 2022 (+19,7%). L’incremento è del 31,6% rispetto al 2021, del 61,6% sul 2020 e del 18,7% rispetto al 2019. I dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno mostrano un aumento del 20,7% nella gestione Industria e servizi (da 50.185 a 60.591 casi), del 14,5% in Agricoltura (da 10.041 a 11.500) e del 21,0% nel Conto Stato (da 548 a 663). L’incremento delle denunce interessa tutte le aree del Paese, a partire dal Sud (+27,3%), seguito da Nord-Ovest (+20,4%), Centro (+19,7%), Nord-Est (+16,2%) e Isole (+8,4%). Tra le regioni fanno eccezione la Valle d’Aosta (-17,2%) e la Calabria (-3,2%).
In ottica di genere si rilevano 8.748 denunce di malattia professionale in più per i lavoratori, da 44.859 a 53.607 (+19,5%), e 3.232 in più per le lavoratrici, da 15.915 a 19.147 (+20,3%). L’aumento ha interessato sia le denunce dei lavoratori italiani, che sono passate da 56.128 a 66.735 (+18,9%), sia quelle dei comunitari, da 1.501 a 1.879 (+25,2%), e degli extracomunitari, da 3.145 a 4.140 (+31,6%).
Le prime tre malattie professionali denunciate sono le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio. Sono seguite dai tumori, dalle patologie del sistema respiratorio e dai disturbi psichici e comportamentali.

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