I dieci milioni di euro annunciati dal ministro della Salute Orazio Schillaci? Sono soltanto briciole, non bastano. Curarsi non può essere un privilegio“. A rivendicarlo attivisti e associazioni riunite nella rete del Fiocchetto Lilla, che sostiene le famiglie delle persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare (Dca), scese in piazza a Roma di fronte al ministero della Salute, così come in altre ventotto città in Italia per chiedere più fondi e strutture per la cura, ma soprattutto l’inserimento nei nuovi Lea dei disturbi del comportamento alimentare come capitolo autonomo”.
Il motivo? Il precedente fondo da 25 milioni di euro non è stato rinnovato nell’ultima manovra. E al di là delle promesse di Schillaci, che ha anticipato l’investimento previsto nel decreto Milleproroghe, le risorse sono considerate insufficienti, a dir poco. Anche perché, si spiega, già lo scorso anno lo stesso stanziamento non ha permesso di garantire cure e assistenza, considerate anche le lunghe liste di attesa.
Così l’unica salvezza per tante famiglie resta ricorrere al privato, con costi però spesso inaccessibili: “Una struttura residenziale privata costa dai 280 ai 300 euro al giorno e i ricoveri possano durare mesi e mesi”, chiarisce Maruska Albertazzi, attivista dell’associazione Fiocchetto Lilla. E ancora: “Ci sono famiglie di persone affette da disturbi alimentari che per poter farle curare si sono vendute casa”. Tradotto, serve – rivendicano le associazioni – una risposta dal pubblico. “Abbiamo bisogno di misure strutturali”.
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