La scena cult di Palombella rossa rivolta alla giornalista di “Palombella Rossa” che lo incalzava di domande banali è stato lo spauracchio di chi era agli inizi di carriera. “Ti mando a intervistare Moretti che ti da due schiaffi…”, era la gag che girava in redazione. Ho temuto per il microfonista quando sale sul palco per sostituirgli il microfono. Lo scontrosetto Moretti non ringrazia, vorrebbe solo incenerirlo con lo sguardo. Continua la lettura e il piccolo “inciampo” gli da’ più verve nel tono di voce.
Siamo al grande debutto di Nanni Moretti al Teatro Stabile Mercadante di Napoli. Ottima scelta quella di Roberto Ando’, direttore artistico al quadrato del Mercadante e del Teatro San Ferdinando. Ha puntato sul cavallo vincente e Moretti è sempre una conferma per il grande pubblico da tutto esaurito. Sempre uguale a se stesso, lo scontroso Nanni, intellettuale di sinistra in crisi, non credente (e aggiunge mi dispiace). E’ stato un girotondino, nel senso di capopopolo di un movimento di pensiero critico verso la sinistra. Ne ha visto la deriva prima degli altri, prima degli stessi esponenti.

Niente politica. Niente ci dica qualcosa di sinistra… Nessun affondo su La Cosa (titolo di un suo film che è entrato nell’immaginario dei morettiani) che sarebbe poi il partito scomparso, galleggiante a mezz’aria, che deve cambiare direzione. Ma quale? Se lo chiede da 40 anni. Adesso al Teatro Stabile Mercadante Moretti si rifa all’essenzialità della vita attraverso i Sillabari di Goffredo Parise, una raccolta di brevi racconti sui valori umani che, disposti in ordine alfabetico, compongono una sorta di dizionario, perchè gli uomini hanno più bisogno di sentimenti che di ideologia. Vent’anni fa come oggi. Moretti ne sceglie sei, Amicizia, Amore, Odio, Libertà, Solitudine, Sogno e, in veste di reader, li rilegge a modo suo.

Per Diari d’Amore (repliche fino al 21 gennaio) Moretti ha scelto un cast all’altezza della prosa formato da Valerio Binasco, Daria Deflorian, Alessia Giuliani, Arianna Pozzoli, Giorgia Senesi, lo spettacolo si avvale delle scene di Sergio Tramonti, delle luci di Pasquale Mari e dei costumi di Silvia Segoloni. “Due anni fa – ha dichiarato il pluripremiato regista – ho letto tutte e undici le commedie di Natalia Ginzburg. Ho scelto Dialogo perché si tratta di una commedia molto compatta con grande ritmo; Fragola e panna, più ostica, mai stata rappresentata a teatro e ho voluto raccogliere questa sfida”. Moretti decide di farsi “primo spettatore” affrontando “lo spavento” del palcoscenico. Quello “spavento” che definisce lo scarto tra l’intimità della parola scritta e il clamore della parola di fronte a un pubblico dal vivo: termine usato, in questa accezione, dalla stessa Ginzburg.

Ecce Moretti, la sua prima volta a teatro in veste di regista: “In teatro gli attori e il regista hanno più tempo per lavorare sui personaggi”. Due commedie che raccontano nuclei familiari disarmonici, che vivono senza entusiasmi, persone fragili dai valori etici inconsistenti. Emotivamente e moralmente inetti. I binari sono quelli imposti dalla società borghese: matrimonio, fedeltà, maternità, amicizia sono trattati con la penna leggera della Ginzburg che scava gli animi, e i suoi sono personaggi ritratti con incredibile maestria psicologica, degna di drammaturghi della grandezza di Čechov”, conclude Binasco.
Applausi, il regista ha superato gli esami. Fuori dal coro: Meno male che il costituzionalista Alberto Lucarelli non è a portata di schiaffo. Il suo ipse dixit all’uscita del teatro: Una parodia nevroticamente provinciale di Bergman, ricurva su se stessa.

Foto di Luigi De Palma

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