Non solo le proteste di piazza. Adesso a mettere i bastoni tra le ruote al nuovo governo del neo eletto presidente argentino Javier Milei arriva anche un giudice federale.

Al centro c’è il Decreto di necessità e urgenza (Dnu), il mega-decreto con cui il nuovo governo deroga o modifica circa 600 leggi che interessano il mondo dell’economia, dello sport, della cultura, della finanza, e del lavoro. Una manovra di deregulation dell’economia presentato come la “base per la ricostruzione” del Paese. Il giudice federale argentino ha però accolto un’azione collettiva delle organizzazioni civili per dichiarare incostituzionale il decreto annunciato mercoledì da Milei. Il testo, che ha provocato vari giorni di proteste popolari in varie città del Paese sudamericano, pur essendo già entrato in vigore può ancora essere bloccato dal Congresso.

Per i firmatari dell’azione collettiva, Milei avrebbe commesso “abuso di potere“. Organizzazioni civili e sindacati hanno nel frattempo indetto una manifestazione mercoledì prossimo davanti ai tribunali, per chiedere l’impugnazione del decreto e la sospensione di tutti gli effetti. La procura generale dovrà rispondere alle contestazioni in un processo che potrebbe arrivare fino alla Corte suprema.

Il decreto, tra l’e altre cose, deregolamenta il servizio internet via satellite e la medicina privata, rende più flessibile il mercato del lavoro e abroga una serie di leggi nazionali. Le misure comprendono anche la conversione di diverse società statali in società per azioni, facilitando il loro processo di privatizzazione.

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