Un miliardo nel 2024 per il rinnovamento del parco automobilistico nazionale, che ha un’età media superiore ai 12 anni. Lo ha anticipato in una intervista al Sole 24 Ore il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso confermando l’ecobonus, che continuerà a riguardare anche le endotermiche. Il governo nazionale sceglie di andare ancora in controtendenza sul fronte delle emissioni, mentre prova a seguire l’esecutivo francese nella tutela del proprio sistema industriale.

Urso ha anticipato che gli incentivi per le nuove auto verranno finanziati con uno stanziamento di 610 milioni ai quali vanno sommati i 320 rimasti inutilizzati quest’anno, per un totale di 6 miliardi fino al 2030. E ha anche dichiarato che le sovvenzioni massime arriveranno a 11.000 euro: la Germania ha appena sospeso l’erogazione delle proprie fino alla fine del 2023 dopo aver già ridotto a soli 3.000 euro (più 1.500 a carico delle case automobilistiche) l’ammontare di quelle per il 2024 (ammesso che sopravvivano), riservate peraltro ai soli modelli elettrici o a idrogeno. In Italia, l’esecutivo “clima-scettico” ha deciso di finanziare anche l’acquisto di veicoli con emissioni di CO2 comprese fra i 61 e i 135 g/km.

Il dispositivo che rilancia gli incentivi dovrebbe venire definito nelle prossime settimane e non è chiaro che effetti possa avere sulle immatricolazioni di questo scorcio finale del 2023 e, forse, anche su quelle di gennaio.

Il governo gioca una doppia partita: accompagnare il rinnovamento, anche se con obiettivi non troppo ambiziosi sulle emissioni, e spingere il Made in Italy. La Francia ha pronto un disegno di legge congegnato in modo tale da “premiare” la sostenibilità dell’intero ciclo di vita, penalizzando fortemente anche le elettriche prodotte fuori dall’Europa (inclusa la Dacia Spring), quelle cinesi in particolare, mentre la Turchia ha puntato sulla rete di assistenza per arginare l’offensiva dei costruttori del Regno di Mezzo. Con Stellantis, il cui numero uno Carlos Tavares ha ripetutamente chiesto interventi a tutela dell’industria automobilistica del Vecchio Continente, l’esecutivo punta a riportare la produzione italiana attorno al milione di veicoli l’anno, cui aggiungerne altri 3-400.000 assemblati da altre case automobilistiche.

Gli incentivi verranno tarati per cercare di raggiungere il doppio obiettivo, dato che lo scorso anno appena un quinto delle risorse per il rinnovamento del parco circolante è servito per finanziare l’acquisto di modelli fabbricati in Italia.

La soglia massima di 11.000 euro riguarderà quei nuclei familiari con l’ISEE (indicatore della situazione economica equivalente) inferiore ai 30.000 euro. L’acquisto di auto meno inquinanti verrà sovvenzionato con somme più importanti e riguarderà le elettriche, le plug-in e anche le ibride, a patto che non emettano più di 135 g/km di CO2. A quanto pare anche rottamare le auto più datate porterà benefici aggiuntivi, con l’effetto di farne verosimilmente (e fittiziamente) aumentare il valore attuale. Accogliendo le richieste del comparto, l’esecutivo è intenzionato a consentire alle persone giuridiche e quindi anche alle società di noleggio l’accesso agli incentivi. La vera partita sarà sugli importi massimi ammessi per beneficiare delle agevolazioni: i limiti di prezzo saranno la leva che il Ministero proverà a impiegare per spingere le auto prodotte nel Belpaese. Almeno per gli automobilisti, non è tuttavia solo una questione di soldi: il Made in Italy deve dimostrarsi anche competitivo in termini di prestazioni, di stile, di affidabilità, di valore dell’usato, assistenza e via elencando.

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