Ha insistito per essere audito dalla commissione d’inchiesta sui femminicidi prima di Natale, ma alla fine del suo intervento ha detto di avere a disposizione solo 12 minuti per le domande. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio si è presentato davanti all’organismo parlamentare il giorno dopo aver partecipato ai funerali di Giulia Cecchettin, dicendo di “essere molto sensibile al tema”. Ma a causa di altri impegni, proprio non ha potuto fermarsi oltre il suo intervento e rispondere alle domande dei parlamentari. “Ci siamo ritagliati questa oretta”, si è affrettata a giustificarlo la presidente Martina Semenzato, “ma il ministro tornerà nell’anno nuovo. Intanto raccogliamo le domande”. Un annuncio accolto tra i malumori e l’imbarazzo delle opposizioni. “Ma io torno quando volete”, ha replicato il Guardasigilli. E addirittura ha proposto di farsi arrivare in anticipo i quesiti: “Magari mandate le vostre domande alla presidente e la prossima volta arriviamo preparati per rispondere”. Perché “se le domande richiedessero dei numeri, dovrei rimandare a un’altra volta”. L’ipotesi delle domande scritte non ha fatto che peggiorare la situazione: “Siamo pur sempre un soggetto politico, anche nell’esposizione delle domande c’è una conversazione, l’esposizione di un punto di vista”, ha cercato di dire l’ex presidente Pd della commissione Valeria Valente.

A quel punto il clima di concordia era rotto. “Aggiorniamo l’audizione?”, ha detto la vice presidente Cecilia D’Elia (Pd) cercando di evitare l’incidente diplomatico. “Non mi riferisco a lei ministro che ha già dato la sua disponibilità a tornare”. Ma “i ministri devono sapere che l’audizione è un luogo dove si discute. Sentire i ministri è un’occasione per avere una discussione ravvicinata“. E il collega dem Filippo Sensi ha rincarato: “Non funziona così in nessuna parte del mondo. Il ministro è stato gentilissimo. Però le audizioni si chiamano audizioni: si ascolta, si fanno domande e si risponde. In America, in Gran Bretagna, in Francia, in Germania e Spagna. Non è che si raccoglie, poi ci faccia sapere. Lo dico come avvertimento per il futuro”. A quel punto dai banchi della maggioranza è partita la difesa del ministro: “Non vediamo quale problema ci sia. E speriamo che la commissione possa lavorare in maniera unitaria e trasversale”. Allora i dem: “Può essere unitario anche fare le domande”. Semenzato, molto innervosita e quasi stupita dalle contestazioni, ha quindi aggiornato la seduta.

Nordio non ha avuto tempo per le domande, ma ha avuto il tempo per fare un intervento di 40 minuti. Un intervento molto politico che, anche per l’assenza dello spazio del confronto, non è mai entrato nel merito delle questioni. “I femminicidi sono una sconfitta dello Stato, una sconfitta collettiva che richiede una risposta collettiva”, ha esordito il Guardasigilli. “Siamo ancora molto indietro nello scopo di evitare questi delitti“. Il Guardasigilli ha quindi voluto parlare della sua “doppia emozione” provata durante i funerali di Giulia Cecchettin, prima come membro del governo e poi come concittadino veneto: “Quella è la mia terra”, ha detto. Una cerimonia che ha definito “straziante”, anche se ha voluto ricordare anche la situazione dei genitori di Filippo nei cui panni “dobbiamo metterci dal punto di vista etico“. “Se dobbiamo fermare questa strage dobbiamo occuparci degli uni e e degli altri, delle vittime e degli autori, e soprattutto delle loro famiglie”.

Parlando poi nel merito della violenza contro le donne, Nordio è partito dall’educazione: “L’educazione al rispetto per prevenire queste forme di aggressione verso le donne e i soggetti deboli va iniziata nel momento familiare”, ha detto. Dal punto di vista giudiziario si è concentrato sulla difficoltà di accertare i delitti di violenza domestica “che avvengono nell’ombra, in momenti e luoghi isolati, spesso senza lasciare traccia”. Nordio ha anche fatto velocemente accenno al patriarcato che permea la società: “Si è sedimentato nei millenni nell’animo dei maschietti“, ha detto scegliendo di usare un vezzeggiativo per parlare degli uomini. E dopo il rapido riferimento a uno dei temi emerso con grande forza nelle scorse ore grazie ai dicorsi e alle parole del padre e della sorella di Giulia Cecchettin, Nordio ha subito spostato l’attenzione su chi è invece appena arrivato in Italia: “In questo momento arrivano in Italia persone abituate a concepire la donna come una cosa. Dal loro punto di vista un atteggiamento che noi riteniamo criminoso è quasi inesplicabile che venga punito. Sono problemi che si accumulano e sta al giudice cercare di risolverli con razionalità e buon senso”. Nordio ha quindi cercato di garantire sull’impegno di istituzioni e magistratura: “Come legislatore ce la mettiamo tutta come ce la mettono tutta i mie ex colleghi magistrati ad applicare le leggi. A monte di tutto però c’è l’educazione al rispetto”. E ha continuato parlando di un presunto male che sarebbe insisto nell’uomo: “Solo quando avremo avuto la piena consapevolezza che il nostro interlocutore siamo noi allo specchio avremo raggiunto quel grado di civiltà che se magari non potrà mai eliminare il marchio di Caino della violenza iscritto nel codice dell’uomo, lo potrà ridurre”. Quindi ha assicurato che il ministero della Giustizia è “fortemente impegnato per arricchire gli strumenti di assistenza alle vittime di questi reati, per assicurare diritti di informazione, sostegno emotivo e psicologico e prevenire forme di vittimizzazione secondaria”. Ma oltre le promesse non è andato.

L’unico annuncio concreto fatto da Nordio è stato a proposito di un questionario che è stato “inviato alle procure per fare emergere le buone prassi organizzative e anche le criticità nella concreta realizzazione della normativa”, ha detto. Per il resto dal Guardasigilli nessun dato o riscontro sugli ultimi interventi legislativi, ad esempio in merito al Codice rosso. Neppure una parola sui decreti attuativi per la conta dei femminicidi che, nonostante le promesse di Giorgia Meloni, ancora non sono stati fatti. Ma del resto nessuno, in 12 minuti di tempo, ha potuto chiedere chiarimenti al ministro.

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