Matteo Renzi ha fatto i suoi conteggi e i suoi pronostici. A Bruxelles conta di portare 4 europarlamentari (2 al Nord, 1 al Centro, 1 al Sud). Per un partito che ora ha l’1,5% nei sondaggi – mentre lo sbarramento è al 4% – un obiettivo non proprio scontatissimo. Ma il fu Rottamatore è uomo dalle mille risorse. Stavolta punta su Emmanuel Macron e su Dario Franceschini. Strano connubio, ma in questa partita ognuno ha il suo ruolo.

Renzi annuncerà a un evento dei giovani democristiani in primavera l’intenzione di candidarsi con i Liberali di Renew Europe. Sede scelta per rivendicare l’“orgoglio democristiano”. Orgoglio che Dario Franceschini gli farà rivendicare senza mettersi di traverso. Perché in questa fase Renzi e è stato di nuovo individuato come ariete di sfondamento per incunearsi nelle difficoltà della maggioranza. Un po’ come successe quando bisognava far nascere il Conte 2 (operazione rivendicata da Renzi, ma fatta in prima persona da Franceschini), o quando si doveva arrivare a sostituire il leader dei Cinque Stelle con Mario Draghi a Palazzo Chigi (operazione viceversa trasversale, ma condotta attraverso Renzi).

I tempi sono maturi per far ripartire le grandi manovre. Tanto più che l’ex ministro della Cultura da una parte non riesce a manovrare Elly Schlein (che pure ha sostenuto al congresso) come vorrebbe, dall’altra non può per ora neanche cercare di sostituirla. L’asse tra Renzi e Franceschini si manifesta con il fatto che mezzo Pd vuole trattare con il governo sulle riforme (e l’ex premier ha questa posizione da sempre), mentre Schlein è categoricamente contraria. Dunque, Matteo va mantenuto in vita in qualche modo. Ora, il punto per lui resta entrare in Europa con un drappello tale da consentirgli di chiedere poi a Macron un incarico.

Di certo, ha tutte le intenzioni di supportarlo nel far passare Renew come l’ago della bilancia tra i Popolari e i Socialisti e i Conservatori. Resta il non piccolo problema dei voti: Renzi sta cercando di chiudere un accordo con Emma Bonino e Riccardo Magi (puntando sulla rabbia verso Carlo Calenda), ma anche con Clemente Mastella e Totò Cuffaro. In realtà anche la segretaria del Pd vorrebbe fare un accordo con +Europa, magari offrendole un paio di candidature (Marco Cappato ed Emma Bonino). Il ruolo di Franceschini in questo caso è quello di mettersi di traverso per costringere la Bonino ad andare con Renzi. Operazioni peraltro ardite, pure dal punto di vista delle posizioni politiche. Ma l’“orgoglio” democristiano è capace di provarle tutte.

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