“Non ricorrono i presupposti per nuove investigazioni”. È quanto si legge nel provvedimento con cui la Procura di Roma ha rigettato l’istanza di riapertura delle indagini sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini, avvenuto il 2 novembre del 1975 a Ostia. La richiesta era stata avanzata lo scorso 6 marzo dall’avvocato Stefano Maccioni, a nome del regista David Grieco, dello sceneggiatore Giovanni Giovannetti e dell’Ordine dei giornalisti del Lazio: si chiedeva di accertare a chi appartenessero i tre Dna individuati nel 2010 sulla scena del crimine dai carabinieri del Ris.

Nel provvedimento con cui nega ulteriori accertamenti, il pubblico ministero Francesco Minisci afferma che gli spunti, “valutati alla luce delle imponenti attività svolte” nel vecchio procedimento “non sono idonei a consentire l’attivazione della procedura di riapertura delle indagini”. Si tratta infatti di elementi che “per alcuni aspetti non sono focalizzati sull’omicidio ma riguardano episodi di contorno, talora ripetitivi di attività già svolte e orientati verso soggetti già valutati, riferiti a un raggio investigativo dal carattere sostanzialmente perlustrativo“, che “non appaiono utili ad aggiungere altri elementi alla mole e alla completezza di indagini (già svolte dall’ufficio e valutate dal giudice per le indagini preliminari di Roma)”.

“Prendiamo atto con malcelata amarezza della decisione presa dalla Procura della Repubblica di Roma di rinunciare all’accertamento delle effettive responsabilità per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini”, ha commentato l’avvocato Maccioni. “È evidente che Giuseppe Pelosi (criminale condannato per l’assassinio negli anni Settanta e morto nel 2017, ndr) non possa essere considerato l’unico responsabile, ma si rinuncia a svolgere ulteriori indagini ritenendo che quelle svolte dal 2010 al 2015 siano state sufficienti. Ma se così fosse perché non si è arrivati ad una soluzione? Perché non si è mai indagato sul movente? Perché ancora una volta non si è acquisito il fascicolo relativo a Pier Paolo Pasolini custodito presso il Dis (i servizi segreti interni, ndr)? Perché non si effettuano ulteriori accertamenti scientifici sui tre Dna rinvenuti sulla scena del crimine su alcune persone? A tutte queste domande i cittadini italiani non troveranno mai risposte. Decidiamo di pubblicare integralmente il rigetto invitando chi sa a parlare perché non potremo mai accettare che lo Stato rinunci ad accertare la verità”.

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