L’ultimo bilancio è stato meglio delle attese e il governo ha bisogno di fare cassa e rispettare finalmente gli impegni assunti con la Commissione Ue. Così il ministero dell’Economia comunica di aver avviato una procedura accelerata di raccolta ordini per la cessione del 20% di Banca Monte dei Paschi di Siena, di cui attualmente detiene il 64%. Alle quotazioni odierne l’operazione potrebbe portare nelle casse dello Stato fino a 800 milioni di euro ma il collocamento dovrebbe avvenire con uno sconto del 6%, riducendo l’incasso a 728 milioni. Il Mef dovrebbe mantenere comunque una quota del 44%, largamente maggioritaria seppur non più assoluta. L’avvio della procedura accelerata di raccolta ordini, denominata ‘Accelerated Book Building’ (Abb), si legge nella nota, viene fatto “attraverso un consorzio di banche costituito da BofA Securities Europe SA, Jefferies GmbH e UBS Europe SE in qualità di Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners, con l’obiettivo di promuovere il collocamento delle azioni presso investitori qualificati in Italia e investitori istituzionali esteri”.

“Nell’ambito dell’operazione – prosegue la nota – è previsto che il Mef si impegni con i Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners a non vendere sul mercato ulteriori azioni della Banca per un periodo di 90 giorni senza il consenso degli stessi Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners e salvo esenzioni, come da prassi di mercato”. I termini finali dell’operazione, fa sapere il Tesoro, saranno comunicati al termine del collocamento.

“Su Monte dei Paschi di Siena, con l’avvio della procedura accelerata di raccolta ordini per la cessione di azioni corrispondenti a circa il 20% del capitale sociale, andiamo nella direzione auspicata, una mossa strategica nel contesto delle privatizzazioni del nostro paese, che assicura al contempo la valorizzazione del patrimonio bancario nazionale”, afferma la sottosegretaria al ministero dell’Economia e delle Finanze, Sandra Savino.

Nel bilancio dei primi 9 mesi del 2023 diffuso lo scorso 8 novembre, la banca senese ha evidenziato profitti per quasi 930 milioni di euro, più delle attese, e nell’ultimo mese il titolo ha guadagnato il 28%. Dal canto suo il governo ha indicato nella Nota di aggiornamento di finanza pubblica un piano pluriennale di privatizzazioni da 20 miliardi di euro, progetto la cui fattibilità è stata accolta con scetticismo da molti osservatori. Mps è stata nazionalizzata nel 2017 al fine di salvare l’istituto. L’Italia ha assunto un impegno con Bruxelles per una successiva dismissione della partecipazione la cui scadenza è però slittata al 2024.

Proprio Bank of America ha appena diffuso un report in cui si evidenziano i possibili risvolti positivi per la banca della sentenza di appello del prossimo 27 novembre nel processo sui derivati. “Un esito favorevole potrebbe liberare accantonamenti per 0,2 miliardi di euro, migliorare il capitale e in uno scenario “toro” anche ripristinare i dividendi” già nel 2024, in anticipo di un anno sui programmi della banca”, scrivono gli analisti, che alzano gli utili per azione del 15% e il prezzo obiettivo da 3 a 3,8 euro, confermando il giudizio ‘neutral’. Bofa ricorda che la sentenza del processo che ha visto condannare in primo grado gli ex vertici Alessandro Profumo e Fabrizio Viola in relazione alle informazioni finanziarie date al mercato nel 2014-2015 ha provocato richieste di risarcimento per “circa un miliardo di euro”, classificate con un grado di soccombenza “probabile” e in relazione alle quali Mps, stima Bofa, ha accantonato circa 200 milioni di euro. Un’assoluzione “ridurrebbe significativamente” i rischi legali.

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