Non sappiamo ancora che fine abbia fatto Giulia Cecchettin ma in compenso godiamo di una profonda umanizzazione di colui che potrebbe rivelarsi il suo carnefice. Speriamo si sia trattato d’altro, ovviamente, ma come non notare i tanti interventi in favore di un individuo che viene descritto, come quelli che prima di lui che sono responsabili di una sparizione o della morte di una donna, come fragile, in crisi di abbandono, terrorizzato all’idea di perderla. Sarebbe questo il modo di descrivere la situazione? Cosa sappiamo di lei? Chi davvero è interessato a lei?

Si preparano fior di attenuanti per un uomo che non si sa dove abbia portato la sua ex fidanzata, ancora una volta in procinto di allontanarsi da lui, di progettare il suo futuro, di migrare forse per lavoro. Possibilità che potrebbe esserle stata strappata di mano da chi non voleva che lei andasse oltre. Eppure ci interessiamo all’animo desolato e inquieto del ragazzo e non è questo il modo di fare buon giornalismo, in special modo quando si parla di un probabile femminicidio. Che sia stata rapita o allontanata contro la sua volontà è molto probabile, le tracce di sangue non ci fanno ben sperare e sebbene la vorremmo viva e tra le braccia dei suoi cari dobbiamo comunque ricordare a chi ne scrive che umanizzare il suo probabile carnefice, rafforzando l’empatia per l’uomo, non rende un servizio alle tante vittime di femminicidio.

Lei scompare e scompare anche dall’interesse dei media, dalle memorie di chi racconta la vicenda, da chi non fa altro che parlare delle fragilità dell’uomo che non si lascia catturare per spiegare dove sia la ragazza o dove ha abbandonato il suo corpo. Non ci impietosiscono i racconti del suo timore di abbandono, ne abbiamo sentito parlare talmente tanto ogni qual volta una donna è finita in obitorio. Vorremmo che si smettesse di offrire attenuanti culturali e sociali legittimanti il probabile carnefice. Vorremmo che si smettesse di fornire una scusa a quanti pensano di farla franca e continuano a molestare donne che li hanno lasciati. Vorremmo che nessuno offrisse una sponda umanitaria a uomini che di umanitario non dimostrano nulla.

Giulia è stata sottratta ai suoi affetti, ai progetti di vita, al futuro che aveva predisposto. Non sappiamo dove sia. Non ce ne frega un c***o di quanto lui soffra. Ci interessa sapere dov’è lei e ci interessa subito e se lui lo dice ci interessa che sia trattato da responsabile delle sue azioni melmose ed egoiste. Non lo pensate anche voi? Sono 103 i femminicidi, lesbicidi, transicidi, secondo l’osservatorio nazionale di Non Una di Meno, dall’inizio del 2023. Serve prevenzione. Si parte dalla cultura e la cultura si fa cambiando la narrazione di certe vicende.

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