La Cassazione restituisce la poltrona di sindaco a Giuseppe Falcomatà, primo cittadino di Reggio Calabria sospeso dalla carica dal novembre 2021, in forza della legge Severino, dopo la condanna per abuso d’ufficio rimediata nel processo “Miramare”. La sentenza emessa l’anno scorso dalla Corte d’Appello reggina, che gli aveva inflitto un anno di carcere (con pena sospesa), è stata annullata dalla Suprema Corte, in accoglimento del ricorso formulato dagli avvocati Marco Panella e Giandomenico Caiazza. L’annullamento senza rinvio era stato chiesto anche dal sostituto procuratore generale, Roberto Aniello, che in udienza ha spiegato come forse il fatto andasse qualificato in maniera diversa e ci potessero essere dubbi sulla ricostruzione della vicenda, non risolvibili però in quanto il reato è prescritto. Ma i giudici sono andati oltre la prescrizione e hanno annullato nel merito la condanna di Falcomatà e degli altri dieci imputati (tutti condannati a sei mesi di reclusione) valorizzando probabilmente la “desistenza volontaria” degli stessi dalla condotta illecita.

Andando con ordine: il processo era nato da un’indagine sulle irregolarità nelle procedure di affidamento del Grand Hotel Miramare, un immobile di pregio che si affaccia sul lungomare di Reggio, concesso nel 2015, senza alcun bando pubblico, all’associazione “Il sottoscala”, riconducibile all’imprenditore Paolo Zagarella. Quest’ultimo, qualche mese prima – in occasione delle elezioni comunali del 2014 – aveva concesso gratuitamente al futuro sindaco alcuni locali di sua proprietà per ospitare la segreteria politica. Stando a quanto trapela, la Cassazione ha riconosciuto l’abuso d’ufficio scaturito dall’affidamento, ma il fatto che la giunta comunale abbia poi revocato quel provvedimento potrebbe aver fatto venire meno il reato, che a quel punto, semmai, sarebbe stato solo tentato. Se questo è stato il ragionamento lo si capirà tra qualche settimana, quando saranno depositate le motivazioni della sentenza.

Intanto però l’annullamento fa venire meno la sospensione imposta dalla Severino all’esponente del Partito democratico, che negli ultimi due anni aveva affidato il Comune e la città metropolitana ai suoi due facente funzione: Paolo Brunetti e Carmelo Versace. La sospensione cade anche per i sette ex assessori che, per lo stesso abuso d’ufficio, erano stati condannati a sei mesi di carcere: Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Agata Quattrone, Antonino Zimbalatti e Giovanni Muraca. Quest’ultimo, difeso dall’avvocato Sergio Laganà, entrerà in Consiglio regionale al posto di Nicola Irto, eletto in Senato a settembre 2022. Condanna annullata, infine, anche per i tre imputati non politici: il segretario comunale in carica all’epoca, Giovanna Antonia Acquaviva, l’ex dirigente del settore “Servizi alle imprese e sviluppo economico” del Comune, Maria Luisa Spanò, e l’imprenditore Zagarella. Da giovedì Falcomatà ritorna a Palazzo San Giorgio: si parla già di rimpasto di giunta.

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