Il presidente del gruppo petrolifero russo Lukoil, Vladimir Nekrasov, è morto improvvisamente martedì 24 ottobre all’età di 66 anni “per un’insufficienza cardiaca acuta”. Lo riporta la stessa azienda in una nota, sottolineando l’impegno lungo 50 anni del manager nell’industria petrolifera. Era stato primo vicepresidente di Lukoil e consigliere del presidente della società.

Si tratta del terzo lutto ai vertici del colosso petrolifero, dopo la morte dell’ex presidente Ravil Maganov e del top manager Alexander Subbotin risalenti a un anno fa. Il primo è morto a 67 anni per le ferite riportate cadendo dalla finestra della sua stanza di ospedale. Il secondo è stato trovato morto nella casa di uno sciamano a causa di un attacco cardiaco provocato, secondo alcune speculazioni, da un avvelenamento.

Le dubbie circostanze attorno alla morte dei due manager miliardari gettano ora nuove ombre sul decesso di Nekrasov, ritrovatosi a capo di un’azienda che ha osato opporsi alla linea ideologica del Cremlino. In controtendenza con le altre compagnie russe, la società petrolifera aveva infatti criticato l’invasione russa dell’Ucraina, esprimendo in una dichiarazione firmata dal consiglio di amministrazione il 3 marzo 2022 la propria preoccupazione per i “tragici eventi” in corso in Ucraina e chiedendo per una “risoluzione del conflitto armato il prima possibile” tramite negoziati.

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