In alcuni post su Facebook aveva definito Roberta Pinotti, ex senatrice Pd ed ex ministra della Difesa, “guerrafondaia” e “ministro della Guerra“. Attribuendole la frase “i soldi spesi in armamenti sono quelli spesi in modo migliore“, citata secondo l’accusa in modo decontestualizzato. Per questo il giudice di Imperia Paolo Luppi è finito sotto procedimento disciplinare al Consiglio superiore della magistratura, che però lo ha prosciolto per “scarsa rilevanza del fatto“. Una decisione significativa soprattutto per i suoi riflessi sul caso di Iolanda Apostolico: la giudice che ha disapplicato il decreto Cutro, infatti, è stata attaccata dal governo per alcune sue vecchie attività di critica politica, in particolare la partecipazione all’ormai famosa manifestazione pro-migranti al porto di Catania e la condivisione sui social di una petizione in cui si chiedeva una mozione di sfiducia per Matteo Salvini (allora ministro dell’Interno). Sulla base di questi fatti il Guardasigilli Carlo Nordio ha avviato accertamenti nei suoi confronti, propedeutici all’avvio dell’azione disciplinare. Ma ora l’assoluzione del magistrato imperiese – incolpato di una condotta assai più “pesante” di quella contestata ad Apostolico – rende molto difficile immaginare che la collega catanese possa finire sotto accusa o addirittura essere sanzionata.

Il procedimento contro Luppi è stato aperto alla fine del 2021, in seguito a un esposto inviato dalla stessa Pinotti alla Procura generale della Cassazione (titolare dell’azione disciplinare). I post “incriminati” erano tre, tutti visibili al pubblico e risalenti al marzo dello stesso anno. Nel primo il giudice scriveva: “Qualcuno, come l’ex ministra della Difesa Pinotti, pensava che i soldi spesi nel modo migliore fossero quelli investiti in armamenti. Ma di lei si ricorderanno solo all’inferno“. Nel secondo, pubblicando una foto dell’ex parlamentare, affermava: “Che bello! Forse una donna nuovo segretario del Pd! Se poi è una guerrafondaia non importa. L’importante in questo mondo di babbei è che sia una donna. Non importa se tempo fa, da “ministro della Guerra”, disse che i denari spesi in armamenti sono quelli spesi in modo migliore”. Nel terzo, invece, nell’ambito di un lungo messaggio ironico, scriveva ancora: “Auguri a tutte le donne: in particolare a Roberta Pinotti… che disse che i soldi spesi in armamenti sono quelli spesi in modo migliore!”. Citava poi numerosi altri esponenti politici di sesso femminile (tra cui Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Laura Boldrini) e concludeva: “Dulcis in fundo, auguri anche a Vanna Marchi… forse la migliore di tutte” (quest’ultima frase, però, non è rientrata tra le contestazioni disciplinari).

L’accusa al giudice era di aver tenuto una “condotta penalmente rilevante” perché integrante il reato di diffamazione (mai perseguito in sede penale per mancanza di querela da parte di Pinotti) nonché “violativa dei doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio” e “idonea a ledere l’immagine del magistrato e il prestigio dell’ordine giudiziario“. Lui, in una memoria scritta, si era difeso affermando che la spinta a scrivere i post era venuta “dall’aver ascoltato un’intervista all’allora ministra della Difesa nella quale venivano non solo giustificate, ma addirittura esaltate le spese militari. Nell’intervista la stessa senatrice Pinotti dichiarava di aver avuto un confronto con l’ex presidente cilena Bachelet (che era stata ministra della Difesa nel suo Paese) e di essersi posta lei stessa problemi di coscienza in relazione alle spese militari (problemi poi superati)”.

Al termine dell’istruttoria, la Procura generale della Cassazione aveva chiesto il non luogo a procedere per scarsa rilevanza del fatto: lo scorso novembre, però, la Sezione disciplinare del Csm aveva rigettato la richiesta e imposto al pg di formulare l’incolpazione, per affrontare il caso in dibattimento. Nell’ordinanza si sottolineava, in particolare, come non ci fosse la prova che la frase sulle spese militari fosse stata davvero pronunciata in quei termini da Pinotti: è plausibile quindi che proprio questa sia stata la questione dirimente in sede di decisione. Martedì 17 ottobre, nell’udienza di discussione orale, l’accusa ha chiesto di nuovo il proscioglimento per scarsa rilevanza del fatto, mentre il difensore di Luppi (il procuratore della Spezia Antonio Patrono) ha sollecitato un proscioglimento con formula piena. Dopo una camera di consiglio di oltre due ore, la Sezione presieduta da Fabio Pinelli (avvocato in quota Lega vicepresidente dell’organo di palazzo dei Marescialli) ha scelto la prima opzione.

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