Il decreto del governo che dovrebbe portare a una stretta sul trattenimento dei migranti con l’obiettivo del rimpatrio è “illegittimo in più parti”. E per questo motivo il tribunale di Catania ha accolto il ricorso di un cittadino tunisino sbarcato a metà settembre a Lampedusa – nei giorni di boom di arrivi – e poi portato al centro di Pozzallo. Non è l’unico caso: in totale il giudice non ha convalidato il provvedimento di trattenimento per quattro migranti del centro in provincia di Ragusa. Per un quarto il provvedimento non è stato esaminato perchè il richiedente asilo avrebbe rinunciato alla domanda. In particolare, secondo il provvedimento i giudici, la “normativa interna” è “incompatibile con quella dell’Unione”. Per Fratelli d’Italia la decisione del tribunale è “politica e ideologica”. “Questa è la democrazia”, dice invece Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Il Viminale, in ogni caso, ha già fatto sapere che impugnerà il provvedimento del tribunale siciliano. Ma andiamo con ordine.

“Decreto del governo illegittimo per diritto Ue e Carta” – Secondo quanto riferisce l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione il tribunale “non ha convalidato il trattenimento di un cittadino tunisino, ritenendolo illegittimo alla luce del diritto comunitario e della Costituzione italiana. Si tratta di una delle prime applicazioni delle norme introdotte in Italia nei giorni scorsi, di cui viene confermata la mancata coerenza ai principi statuiti dalla nostra Costituzione e dalla Direttiva UE 2013″. Il senso della pronuncia dei magistrati sulla base della Carta e delle norme Ue, secondo l’interpretazione dell’Asgi, è che “trattenere chi chiede protezione senza effettuare una valutazione su base individuale e chiedendo una garanzia economica come alternativa alla detenzione è illegittimo”. La decisione è del 29 settembre quando presso la Sezione Specializzata del Tribunale di Catania si sono tenute le prime udienze di convalida di richiedenti asilo trattenuti nel nuovo “Centro per il Trattenimento dei Richiedenti Asilo” di Pozzallo.

Il provvedimento: “Disapplicare il decreto” – Nel provvedimento del giudice civile di Catania si legge che “la normativa interna incompatibile con quella dell’Unione va disapplicata dal giudice nazionale e il provvedimento del questore non è corredato da idonea motivazione perchè difetta ogni valutazione su base individuale delle esigenze di protezione manifestate, nonché della necessità e proporzionalità della misura in relazione alla possibilità di applicare misure meno coercitive”. Secondo il giudice, “deve infatti escludersi che la mera provenienza del richiedente asilo da Paese di origine sicuro possa automaticamente privare il suddetto richiedente del diritto a fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale“. Il magistrato contesta il provvedimento anche nella parte in cui stabilisce la cauzione di 5000 euro: il decreto del governo – scrive “prevedendo che la garanzia finanziaria (chiesta al migrante per evitare il trattenimento cdr) sia idonea quando l’importo fissato possa garantire allo straniero, per il periodo massimo di trattenimento, pari a quattro settimane (ventotto giorni), la disponibilità di un alloggio adeguato sul territorio nazionale, della somma occorrente al rimpatrio e di mezzi di sussistenza minimi necessari, determinando in 4938,00 euro l’importo per la prestazione della garanzia finanziaria per l’anno 2023, da versare in un’unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa, e precludendo la possibilità che esso sia versato da terzi, non è compatibile con gli articoli 8 e 9 della direttiva 2013/33, come interpretati dalla Corte di Giustizia”.

Fdi: “La giustizia va amministrata in nome del popolo” – Non è d’accordo Sara Kelany, deputata e responsabile Immigrazione di Fratelli d’Italia, secondo la quale “le ordinanze appaiono poco ancorate al quadro normativo vigente e immagino che saranno impugnate dall’avvocatura dello Stato. Spiace dover constatare come ancora una volta si pieghi il diritto all’ideologia. Le sentenze sconfessano non solo e non tanto il decreto del governo, ma la normativa europea su cui il decreto poggia”. E ancora, secondo la deputata del partito di Giorgia Meloni, “la normativa europeaconsente l’attivazione di queste procedure secondo i criteri che sono stati pedissequamente rispettati dalla normativa italiana. Purtroppo, come già accaduto in passato, mentre il Governo lavora per fermare l’immigrazione illegale di massa e la tratta di esseri umani, una parte della magistratura ideologizzata fa di tutto per ostacolarlo”. Simile la dichiarazione di Tommaso Foti. “Muove più sdegno che sorpresa la notizia dell’avvenuto annullamento del trattenimento del primo immigrato dal centro di Pozzallo”, dice il capogruppo di Fdi alla Camera. “Al riguardo – continua . occorre rilevare che, trattandosi di normativa promanante da un decreto legge, al giudice compete di rispettare il dettato costituzionale, segnatamente l’articolo 101. Non solo: proprio il Consiglio dei ministri si era mosso nella linea espressa dal presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che aveva ribadito ‘decidiamo noi chi entra in Europa, non lo decidono i trafficanti di esseri umanì”. A sentire Foti “a fronte delle decisioni del Governo Meloni di regolare un fenomeno di portata europea quale quello dell’immigrazione, si contrappongano decisioni del tutto irragionevoli in punto di diritto”.

Anm: “Non è interferenza ma democrazia” – A difendere il giudice di Catania è Santalucia, presidente del sindacato delle toghe. “Noi non partecipano all’indirizzo politico e governativo, facciamo giurisdizione. È fisiologico che ci possano essere provvedimenti dei giudici che vanno contro alcuni progetti e programmi di governo. E questo non deve essere vissuto come una interferenza, questa è la democrazia“, dice il numero uno dell’Anm. Il ministero dell’Interno, in ogni caso, ha fatto sapere che impugnerà il provvedimento del tribunale di Catania: la fondatezza dei richiami giuridici contenuti nel provvedimento sarà quindi sottoposta al vaglio di un altro giudice. Fonti vicine al dossier migranti sottolineano che “la procedura accelerata di frontiera è uno degli aspetti che, già contenuto nella direttiva europea 2013, trova oggi l’unanime consenso dei Paesi europei nell’ambito del costruendo nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo e che il Governo italiano ha disciplinato nel decreto Cutro”.

Due migranti erano stati già espulsi – Da quello che apprendono le agenzie, poi, due dei provvedimenti di non convalida del trattenimento di un migrante irregolare riguardano cittadini tunisini destinatari di provvedimenti di espulsioni già eseguiti, dunque rientrati in Italia nonostante l’espulsione. Nel corso dell’udienza per la convalida in un caso è stata chiesta la protezione per la necessità di “fuggire perché perseguitato per caratteristiche fisiche che i cercatori d’oro del suo Paese, secondo credenze locali, ritengono favorevoli delle loro attività (particolari linee della mano)”. Nell’altro caso “per dissidi con i familiari della sua ragazza i quali volevano ucciderlo ritenendolo responsabile del decesso di quest’ultima”.

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