Il partito conservatore, nazionalista e populista Diritto e giustizia (Pis) è primo, ma i numeri per governare li ha l’opposizione. I primi risultati delle elezioni parlamentari polacche di domenica 15 ottobre tracciano lo scenario di un ribaltone: il Pis di Jaroslaw Kaczynski e dell’attuale premier Mateusz Morawiecki è stimato al 36,8% dei voti, lontano dalla soglia del 40% che garantirebbe il premio di maggioranza. E l’unico potenziale alleato, il partito di estrema destra Confederazione, si ferma al 6,2%. I seggi in Parlamento, salvo sorprese, non permetteranno quindi ai sovranisti di formare un nuovo governo. Nonostante ciò Morawiecki esulta su Twitter: “Abbiamo vinto. Diritto e giustizia vincitore delle elezioni parlamentari 2023. Grazie. Lunga vita alla Polonia”, scrive.

Chi davvero festeggia però è l’ex premier ed ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk: Coalizione civica, la sua alleanza elettorale centrista ed europeista, ha ottenuto il 31,6% dei voti. Al terzo posto col 13% l’alleanza di centro-destra Terza via, seguita dai socialdemocratici de La sinistra con l’8,6%. Entrambi i partiti, seppur abbiano scelto di correre separati, hanno già annunciato la volontà di formare un’alleanza con Tusk pur di scalzare Morawiecki e il suo Pis dal governo di Varsavia. Considerando i seggi, i tre partiti dell’opposizione controllerebbero quindi la maggioranza della Camera bassa, con 248 deputati a fronte dei 200 che avrebbe il Pis unendosi con gli estremisti di destra di Confederazione. Numeri che hanno portato Tusk a esultare già domenica sera: “Oggi possiamo dire che questa è la fine di questo brutto periodo. Congratulazioni ai nostri partner dell’opposizione democratica. Abbiamo fatto una grande cosa”, ha detto Tusk. Che parla già da nuovo premier: “Creeremo un governo nuovo, buono e democratico con i nostri partner nel prossimo futuro. La Polonia ha vinto”, dice. Le prime dichiarazioni di Morawiecki, però, non sono quelle di chi ammette la sconfitta: “Il presidente della Repubblica (Andrzej Duda, ndr) affiderà la missione di formare il governo al partito vincitore, e in questo primo passo cercheremo certamente di costruire una maggioranza parlamentare”, afferma. Si va insomma verso una riedizione di quanto successo in Spagna, con il primo incarico affidato al leader del partito di maggioranza relativa che però – con ogni probabilità – non avrà i numeri per ottenere la fiducia.

In campo c’erano due visioni opposte rispetto alla guida del Paese in particolare rispetto alla politica estera. Morawiecki, alleato a livello europeo della premier Giorgia Meloni all’interno di Ecr, il partito dei Conservatori e Riformisti europei, ha portato avanti una linea dura sui migranti ed è contrario a una riforma del patto europeo che preveda la redistribuzione fra i Paesi dell’Unione. Ultimamente il primo ministro aveva tirato il freno a mano anche per quanto concerne la guerra fra Russia e Ucraina. Dopo essere stato uno fra i più fedeli alleati di Kiev in funzione anti-russa, Morawiecki aveva imposto il divieto di importazione del grano ucraino, una mossa per cercare di capitalizzare il voto degli agricoltori, e annunciato che la Polonia non fornirà più nuove armi. Tusk, storico esponente del Partito popolare europeo, di cui è stato anche presidente, ha invece organizzato a Varsavia la “Marcia di un milione di cuori”, nella quale centinaia di migliaia di bandiere polacche si sono mischiate a quelle dell’Unione europea. Ai suoi sostenitori ha promesso una Polonia “dialogante con l’Europa e il mondo, tollerante e rispettosa dello stato di diritto”. Il gruppo del Ppe ha espresso soddisfazione con un tweet: “La maggioranza dei polacchi ha votato per il cambiamento. Vogliono una Polonia forte, stabile e orientata al futuro nel cuore dell’Ue. I polacchi hanno scelto lo stato di diritto, tribunali e media liberi, un esercito apolitico e la democrazia. Hanno scelto l’Europa”.

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