“Intravediamo un filo rosso: un attacco chiaro e complessivo ad alcuni pilastri della nostra architettura costituzionale, si vuole indebolire l’equilibrio fra i poteri dello Stato“. È un giudizio netto quello che Giuseppe Conte dà sulle riforme portate avanti dal governo in materia di giustizia. Il leader del Movimento 5 stelle è intervenuto al congresso di Area Democratica per la giustizia, la corrente progressita della magistratura, in corso a Palermo a Palazzo Chiaromonte – Steri. Un evento durante il quale anche Elly Schlein ha attaccato le scelte dell’esecutivo di Giorgia Meloni in tema di politica giudiziaria: “Questo governo insiste sulla repressione e non sulla prevenzione – ha detto la segretaria del Pd – E’ una giustizia sbilanciata: forte con i deboli e debole con i forti. Si fa pugno di ferro con gli ultimi e si è lassisti e permissivi verso i reati dei colletti bianchi, in particolare anche verso pratiche corruttive in materia degli appalti ed evocando condoni in barba a quei contribuenti onesti che le tasse le pagano anche per chi ha scelto di non farlo”. Poco prima dei due leader dell’opposizione era intervenuto direttamente il ministro Carlo Nordio, che è sembrato in vena di grandi rassicurazioni, definendo “una eresia pensare che la magistratura possa finire sotto il controllo dell’esecutivo” e spiegando che quando si parla di modifiche sulle intercettazioni quelle per mafia e terrorismo restano fuori da ogni ragionamento. Poi ha aggiunto: “Quando ho detto che la mafia non parla per telefono, alludevo al fatto che noi sappiamo che oggi le grandi organizzazioni criminali comunicano con mezzi che non siamo in grado di intercettare perché costano tanti soldi e soltanto le grandi organizzazioni, con tante spese, sono in grado di intercettare. Non siamo in grado di intercettare le comunicazioni della grande delinquenza organizzata”.

Il leader M5s: “Esecutivo intimidisce i magistrati” – Le riforme di Nordio sono state completamente bocciate poco dopo, quando a palazzo Steri ha parlato Conte. “Questa legislatura si sta caratterizzando per una direzione pericolosa e dannosa per il nostro Paese frutto di un disegno ben preciso e architettato che deve essere letto, compreso e contrastato nella sua unitarietà”, ha detto l’ex premier. Sottolineando che da parte dell’esecutivo “c’è un fondo di quasi intimidazione nei confronti dei magistrati. Interventi sofisticati che puntano a precisi obiettivi. Si delegittimano anche simboli della legalità“. Che intende Conte? “Si attaccano gli strumenti investigativi e aspetti cruciali come l’ergastolo ostativo o le intercettazioni contro cui il governo ha attivato una autentica crociata parlando di presunti abusi, tesi smontata dagli esperti”. Secondo il leader del M5s “c’è una postura sbagliata del ministro Nordio nei confronti della magistratura, mi sembra che di tutto l’Italia ha bisogno tranne che di alimentare un nuovo scontro tra politica e magistratura“. E ancora, secondo l’ex presidente del consiglio, “questa nuova stagione di tensione è fondata su un falso concettuale che dobbiamo rispedire al mittente. C’è un fronte politico che con molta astuzia e furbizia vuole alimentare una falsa dicotomia, del tutto fuorviante, un presunto schieramento garantista e giustizialista. A questo fronte politico ben organizzato, bisogna rispondere che esiste un solo fronte che garantisce il funzionamento del sistema giustizia nel rispetto dei principi costituzionali”.

“In legge di bilancio non c’è 1 euro per uffici giudiziari” – Poi l’ex premier ha criticato aspramente i primi provvedimenti di Nordio. “Perché si vuole abolire l’abuso d’ufficio? Qual è il motivo? Se coniughiamo questo intervento con il ritorno dei subappalti a cascata capiamo che l’obiettivo è quello di alterare le maglie dei controlli”. E a proposito dell’ultimo decreto intercettazioni, appena approvato dalla Camera, ha aggiunto: “Nel vietare le trascrizioni non rilevanti delle intercettazioni si finisce per intaccare materiale utile alla linea difensiva. Ci si dimentica spesso che anche nei processi per mafia conversazioni che la Polizia giudiziaria considera irrilevanti potrebbero rivelarsi decisive”. L’ex capo del governo boccia pure gli obiettivi futuri del governo: “Sulla separazione delle carriere – ha detto – c’è una robusta dose di ideologia. Il tema tocca l’obbligatorietà dell’azione penale e della separazione dei poteri. Delicatissimi equilibri costituzionali che non possono essere smantellati dalla toga ideologica. Allontanare i giudici significa allontanarli dalle guarentigie costituzionali a garanzia dei cittadini e porli in soggezione rispetto al potere politico di turno“. Secondo Conte “il vero obiettivo è colpire l’articolo 112 della Costituzione“, cioè quello che disciplina l’obbligatorietà dell’azione penale. “Ma noi ci opporremo con tutte le nostre forze – ha sottolineato – Siamo assolutamente determinati a contrastare la visione censitaria della giustizia di questo governo. Quel che è certo è che mancano le risorse, gli investimenti e gli organici, mancano 1500 magistrati. Nella legge di bilancio 2023 non c’era 1 euro per rafforzare gli uffici giudiziari. Addirittura c’erano tagli. Vedremo se nella prossima manovra le proprietà saranno queste o legate al ponte”.

Schlein: “Da Nordio scelte dannose” – Dopo Conte è stata Schlein intervenire. Pure la segretaria del Pd ha criticato le riforme delle giustizia. “Dopo un anno di governo – ha detto – qualcosa emerge con chiarezza: l’esistenza di una postura animata da pulsioni, da un approccio muscolare e aggressivo verso la magistratura per limitarne e gli spazi di autonomia e indipendenza. Nordio ha più volte annunciato un cantiere di riforme organiche, ma alle parole non sono seguiti i fatti, e vedendo l’approccio della maggioranza verrebbe da dire per fortuna. Abbiamo assistito a spot, decisioni di corto respiro, dannose, provvedimenti di bandiera e propagandistiche, senza una visione complessiva, senza organicità”. Per Schlein qualsiasi “riforma della giustizia deve essere il frutto di un confronto con chi la fa funzionare. Il confronto e l’ascolto deve rappresentare la bussola per qualunque progetto riformatore che parta dall’analisi della realtà”. Parlando a Palermo la leader dem ne ha approfittato per attaccare l’esecutivo anche su altro: “Chi governa mostra una ossessione a occupare ogni spazio di potere e di informazione“. Poi è tornata sulla questione relativa alla strage di Bologna e alle pulsioni revisioniste di alcuni esponenti di Fdi. “Il Pd – ha detto – non accetterà mai il tentativo di riscrivere la storia. Tentativi messi in atto come per la Strage di Bologna. Non è possibile a nessun livello mettere in discussione ciò che è emerso, che è stata una strage fascista, realizzata da forze neofasciste, con un intento eversivo, facilitata da apparati dello Stato”. Secondo Schlein, poi, la seconda “pulsione” del governo “è una torsione securitaria su tutto, insiste sulla repressione e per nulla sulla prevenzione”. E invece per la segretaria del Pd “serve un grande investimento sull’educazione alle differenze, a partire dalle scuole. Serve un grande sforzo comune, mi sono rivolta a più riprese alla prima premier donna per chiedere che almeno su questi temi si metta da parte la dialettica aspra, facciamo un passo insieme”.

De Lucia: “Mancano risorse” – Ha insistito sul tema degli investimenti carenti, invece, Maurizio De Lucia: “Il vero tema è quello delle risorse: ci sono 1500 magistrati in meno. Come potrebbe mai funzionare un sistema accusatorio con questi numeri? E poi ci sono carenze nel personale amministrativo e non bastano le assunzioni perchè il personale va formato”, ha detto il procuratore di Palermo. “Altro punto importante – ha aggiunto richiamando l’importanza degli investimenti in campo tecnologico nel settore giustizia – è poi razionalizzarle le risorse. Inutile aprire tanti piccoli tribunali. Sotto un certo numero di magistrati i tribunali non funzionano. Accorpiamoli, non apriamone di altri, altrimenti faremo tante inaugurazioni ma non faremo i processi”. De Lucia ha anche sottolineato la necessità di lasciare il controllo delle indagini e quindi della polizia giudiziaria ai pubblici ministeri. “Una polizia giudiziaria che non dipende dal pm – ha spiegato – è debole davanti all’esecutivo. E non dimentichiamo che senza questo modello organizzativo tanti risultati nella lotta alla mafia non sarebbero stati raggiunti”. Sulle nuove norme, il capo dell’ufficio inquirente ha predicato cautela: “Sono anni che assistiamo a riforme della giustizia: dall’abuso d’ufficio, alle intercettazioni, alla prescrizione ma io credo che qualunque sistema abbia bisogno di assestarsi prima di cambiare per l’ennesima volta. Serve una sorta di fermo biologico. Prima bisogna vedere se le riforme funzionano poi eventualmente fare dei cambiamenti”.

Nordio: “Magistratura sotto controllo esecutivo? Eresia” – Prima dei due leader dell’opposizione a parlare al congresso di Areadg era stato direttamente Nordio. “Ho fatto il magistrato e lo rifarei e mi sento con la toga addosso. Perciò mi preme dire che, quali che siano le riforme, per me sarebbe una eresia pensare che la magistratura possa finire sotto il controllo dell’esecutivo”, ha detto il guardasigilli, che era forse consapevole di giocare fuori casa. Per questo ha scelto di elargire rassicurazioni varie. “Sappiamo che ci sono differenti visioni di concepire alcune soluzioni soprattutto per quanto riguarda il diritto penale. Abbiamo cercato di mettere in evidenza le cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono. E tra quelle che ci uniscono c’è l’esigenza di rendere la giustizia più efficiente e rapida”. Trovandosi a Palermo, poi, Nordio ha voluto regalare rassicurazioni sui reati di tipo mafioso: “In merito alla legislazione antimafia non solo non si tocca nulla ma stiamo progettando una serie di interventi nuovi per contrastarla”. Poi ha voluto “ribadire che per i reati di mafia le intercettazioni non si toccano, col procuratore nazionale antimafia stiamo anzi progettando interventi nuovi per coprire le lacune derivate dal fatto che le grosse organizzazioni criminali non comunicano con i mezzi tradizionali, ma con strumenti che non siamo in grado di intercettare perchè sofisticati e molto costosi. Ed è lì che intendiamo intervenire”. Quindi il guardasigilli è tornato a battere sulla questione della durata dei procedimenti: “La lentezza dei processi costa all’Italia due punti di Pil. La necessità di velocizzare i processi assorbe gran parte della nostra energia, soprattutto in attuazione del Pnrr. Sono stati fatti accordi di difficilissima attutazione sullo smaltimento dell’arretrato e stiamo affrontando il problema con determinazione e anche fantasia. Vorremmo avere in questo il contributo di tutti i colleghi anche se conosciamo bene la difficoltà viste le carenze di logistica e di risorse”.

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