Adesso la sentenza è definitiva: la Corte di Cassazione turca ha confermato la condanna all’ergastolo aggravato per il filantropo Osman Kavala, condannato nel 2022 per “tentativo di rovesciare il governo” dopo aver preso parte alle proteste antigovernative di Gezi Park, nel 2013. Oltre alla sua, la Cassazione ha confermato le condanne a 18 anni anche per gli altri imputati nel caso: Cigdem Mater, Can Atalay, Mine Ozerden e Tayfun Kahraman. “Il processo di Gezi è un mostruoso abuso del sistema di giustizia, una prova che i tribunali obbediscono alla presidenza”, ha protestato su X Emma Sinclair-Webb, la direttrice per l’Europa e l’Asia centrale di Human Rights Watch.

Quello dell’imprenditore e difensore dei diritti umani turco è solo l’ultimo caso di persecuzione e repressione delle opposizioni in corso da almeno dieci anni nel Paese del presidente Recep Tayyip Erdoğan, con migliaia di arresti e centinaia di condanne per chiunque venga considerato critico nei confronti del regime, con l’accusa di aver preso parte alle manifestazioni di piazza del 2013, di far parte di organizzazioni che sostengono la causa curda o di vicinanza al movimento Hizmet di Fethullah Gülen, considerato l’ideatore del fallito colpo di Stato del 2016.

In carcere dalla fine del 2017, il filantropo è noto per il suo impegno a favore dei diritti delle minoranze di Turchia e il presidente Erdogan lo considera un oppositore. Alla fine del 2021, il capo di Stato turco cacciò dieci diplomatici occidentali, tra cui gli ambasciatori di Usa, Francia e Germania, per avere chiesto il rilascio dell’attivista nel quarto anniversario del suo arresto. Il Consiglio d’Europa ha avviato una procedura di infrazione contro Ankara per la mancata scarcerazione di Kavala che era stata sollecitata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.

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