“Tengo in mente una frase che hai detto: ‘Tra compagni il secondo è primo‘: non è come nell’Nba“. Un po’ incoraggiamento e un po’ avvertimento, è con questa frase che Alexis Tsipras “consegna” Syriza a Stefanos Kasselakis, 35 anni, trionfatore delle primarie che hanno portato a un crinale della storia del partito della sinistra greca. Il voto ha incoronato un “papa straniero” e ha fatto fuori l’ex ministra del Lavoro Efi Achtsioglou, simbolo di continuità con la gestione di Tsipras. Da qui il suggerimento di Tsipras, protagonista della politica europea degli ultimi anni, da premier e anche da volto per una Europa “diversa” da quella dell’austerità e del pareggio dei bilanci a tutti i costi, anche quelli più alti in termini di effetti sulle fasce di popolazione più fragili.

Kasselakis conquista la leadership del partito da assoluto outsider e su spinta di un curriculum tutt’altro che ortodosso per Syriza. In poche settimane l’imprenditore navale è passato da perfetto sconosciuto ed ex operatore finanziario a leader della forza politica più importante a sinistra in Grecia. Nato ad Atene ma emigrato a 14 anni con la famiglia negli Stati Uniti, Kasselakis, dopo una laurea in Economia presso l’Università della Pennsylvania, ha lavorato per cinque anni, a partire dal 2009, come trader a Goldman Sachs, proprio nel periodo in cui la Grecia veniva investita dalla crisi del debito e la sinistra radicale denunciava “la dittatura della Troika e delle banche“. Un’arma che Kasselakis ha usato a suo favore durante la sua campagna elettorale: “Se non avessi conosciuto il capitalismo dall’interno, se non avessi visto l’ingiustizia del denaro, forse non sarei stato di sinistra” ha detto.

Chiusa la porta del colosso bancario, Kasselakis si è lanciato nell’imprenditoria e ha fondato una compagnia navale, la SwiftBulk, con base negli Stati Uniti. Del tutto a digiuno di esperienze politiche – se si esclude la partecipazione, come volontario, alle primarie democratiche del 2008 a sostegno dell’allora senatore Joe Biden – Kasselakis è tornato nel proprio Paese di origine soltanto qualche mese fa. Alle elezioni nazionali dello scorso giugno si è candidato con Syriza, ma non è stato eletto. Poi, il 28 agosto scorso, l’annuncio a sorpresa della sua candidatura alla presidenza di Syriza ha scompigliato le carte in tavola a solo tre settimane dal voto del primo turno. “Mi chiamo Stefanos e ho qualcosa da dirvi”, recita il video con cui ha annunciato la sua entrata in gara.

Ripreso spesso in camicia bianca, Kasselakis ha saputo aggiudicarsi i voti di molti neoiscritti grazie a un’intensa campagna sui social media dallo stile colloquiale. Dichiaratamente gay, sposato con un infermiere statunitense, il nuovo leader si è posto in continuità con l’operato di Tsipras e ha promesso di restituire ai cittadini il loro “sogno greco”. Tra i suoi impegni, c’è quello di abolire il servizio militare obbligatorio, aumentare la spesa pubblica per l’istruzione e affermare la separazione tra Stato e Chiesa.

La sua scalata lampo al partito ha suscitato non pochi malumori tra gli esponenti storici di Syriza, che lo hanno accusato di essere un corpo estraneo e di avere presentato un programma incentrato più sugli slogan che su proposte chiare. Prima delle urne, Kasselakis si è sottratto a un dibattito con Achtsioglou, preferendo continuare a parlare tramite i social agli elettori di un partito in crisi di identità. Il prossimo futuro svelerà, secondo molti commentatori, se Kasselakis sposterà più verso il centro Syriza e se riuscirà a mantenerla immune da eventuali scissioni. Non essendo un deputato, dovrà guidare il principale partito dell’opposizione fuori dal Parlamento.

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