Dopo i 12 condoni della scorsa legge di Bilancio e lo scudo penale per gli evasori condannati in primo grado, il governo Meloni tenta di raccogliere risorse per la prossima manovra varando una nuova sanatoria last minute. Le bozze del decreto Energia, atteso in consiglio dei ministri lunedì prossimo, prevedono infatti quella che viene definita “Emersione di base imponibile derivante dalle violazioni degli obblighi in materia di certificazione dei corrispettivi”. Tradotto: uno sconto sulle sanzioni per commercianti e autonomi che regolarizzano le violazioni relative a scontrini, ricevute fiscali o fatture commesse tra il primo gennaio 2022 e il 30 giugno 2023.

Le opposizioni vanno all’attacco, parlando di ennesimo regalo agli evasori. “No a nuove sanatorie, adesso sugli scontrini un’altra sberla ai contribuenti onesti”, ha commentato la segretaria del Pd Elly Schlein. Per Maria Cecilia Guerra, responsabile lavoro del partito, “il messaggio è chiaro: chi paga le imposte regolarmente o è un fesso o è … un lavoratore dipendente o un pensionato”. “Il contrasto all’evasione non si fa a parole ma con i fatti. E nei fatti questo governo sta con chi evade le tasse a discapito dei tanti, tantissimi contribuenti onesti”, aggiunge il capogruppo M5s al Senato Stefano Patuanelli. “Oggi a ribellarsi a questa ennesima sanatoria dovrebbe essere proprio quella stragrande maggioranza di commercianti che pagano le tasse e che reggono l’economia del nostro Paese”.

Tornando alla bozza, l’articolo 8 prevede che i contribuenti potranno chiudere la partita con l’erario pagando entro il 15 dicembre le maggiori imposte dovute, gli interessi e solo un diciottesimo delle multe previste, con una soglia minima di 2mila euro. La riduzione della sanzione a un diciottesimo è lo stesso vantaggio offerto con la manovra per il 2023 a chi avesse commesso violazioni sulle dichiarazioni dei redditi e a chi intendesse definire accertamenti, avvisi di liquidazione, avvisi di recupero di crediti d’imposta. Se le violazioni hanno “comportato anche una infedeltà dichiarativa ovvero un omesso o carente versamento dell’imposta sul valore aggiunto calcolata in sede di liquidazione periodica” dovranno anche presentare le dichiarazioni integrative: in questo caso le sanzioni verranno ridotte alla metà. Il nuovo “regalo” vale solo se le violazioni non sono già state oggetto di contestazione. Resta ferma la punibilità in caso di riciclaggio, autoriciclaggio e finanziamento del terrorismo.

La mossa arriva mentre il governo è alle prese con la messa punto della Nota di aggiornamento al Def che verrà portata in consiglio dei ministri giovedì prossimo. Molto probabile che il rapporto deficit/pil, complice una crescita ben più stentata di quanto previsto fino a pochi mesi fa, salga oltre il 3,7% previsto nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile, verso il 4%. A via XX Settembre si attende che Eurostat si pronunci sul trattamento dei bonus edilizi che si sono originati nel 2023 dopo il decreto del governo Meloni con cui è stata bloccata la cedibilità. Istat ha classificato quelli del primo trimestre come pagabili – quindi da registrare subito come spesa pubblica – ed è verosimile che anche per quelli del secondo il criterio rimanga lo stesso, ma si attende il parere ufficiale. Se arrivasse l’indicazione di caricare interamente i nuovi crediti sul 2023 questo ridurrebbe la pressione sull’anno prossimo. Un assist non da poco, dopo che Istat ha confermato che la revisione al rialzo del pil nominale 2021 non comporta benefici sull’indebitamento – con eventuali trascinamenti sugli anni successivi – perché la potenziale riduzione è annullata proprio dall’impatto dei bonus contabilizzati in quell’anno.

Nella caccia alle risorse per la manovra si sta valutando come possibile entrata anche una tassa sulle vincite dei giochi. Mentre sul fronte della spending review i ministeri fanno strenua resistenza alle richieste di Palazzo Chigi, dalla tassa sugli extraprofitti delle banche erano attesi 2-3 miliardi ma manca ancora la quadra definitiva sulle modifiche. Forza Italia tiene il punto nel chiedere ritocchi al ribasso. Martedì è previsto un vertice di maggioranza con governo, capigruppo e relatori del provvedimento all’esame del Senato e non è escluso che, visti i tempi stretti d’esame si ricorra, mercoledì, alla fiducia.

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La Nota di aggiornamento al Def è un altro bagno di realtà per il governo Meloni: manovra avara nonostante il maggiore deficit

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