La revisione c’è stata ma meno ampia delle attese. L’Istat ha alzato il tasso di crescita del Prodotto interno lordo italiano del 2021 di 1,3 punti percentuali portandolo quindi all’8,3%. L’operazione dell’istituto di statistica italiano segue quelle già avvenute in Germania, Olanda e Gran Bretagna. La differenza nei dati si giustifica con il fatto che il 2021 ha avuto dinamiche insolite e non immediatamente registrate dai normali indicatori a causa del Covid e del riavvio dell’attività economica dopo i lockdown. La stessa Istat aveva però ipotizzato inizialmente una revisione al rialzo fino a due punti percentuali. Il dato sul Pil del 2022 è stato invece confermato a + 3,7%.

Il rialzo del pil 2021 comporta una riduzione del rapporto deficit/pil di 0,2 punti, ma l’effetto positivo “è stato compensato da una stima più completa degli effetti della spesa del Superbonus” che “ha annullato quei miliardi che erano stati portati dalla revisione del 2021”, ha spiegato il capo della direzione per la contabilità nazionale dell’Istat, Giovanni Savio. Quanto ai margini di manovra del governo in vista in vista della prossima legge di bilancio cambia insomma poco. L’indebitamento delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil rimane quindi a -8% nel 2022 e a -8,8% nel 2021, invariato rispetto alla stima pubblicata ad aprile.

Il miglioramento rispetto al 2021, è dovuto soprattutto al buon andamento delle entrate e al più contenuto aumento delle uscite. A seguito della revisione dei conti da parte di Istat, il rapporto debito/Pil nel 2022 passa da 144,7% a 141,6%, quello del 2021 passa da 149,8% a 147%. Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) è pari a -3,8% del Pil.

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